Red Scar - Capitolo 4

 

Capitolo 4: Evento di cronaca

 

Bastò un cenno, un semplice dito che puntava qualcosa, per scatenare la fame di notizie dei giornalisti. La folta folla di cronisti si accalcò all’ingresso della centrale di polizia per cercare di fotografare o intervistare l’obiettivo per la quale avevano aspettato cinque ore davanti il palazzo: Claudio Boscolo, direttore di banca.

Prima dello scandalo la reputazione di Boscolo era ineccepibile. Aveva ricevuto onorificenze, premi prestigiosi e persino una Laurea ad Honorem… tutti i riconoscimenti che potessero essere dati ad una persona di valore, lui li aveva ricevuti. Proprio per questo la notizia della sua truffa ai danni dei contribuenti aveva colto tutti di sorpresa.

Lo scandalo aveva fatto il giro della nazione dal primo momento in cui l’indagine era stata ufficializzata. Milioni di Libre[1] erano state sottratte dai conti dei contribuenti, svuotandoli.

C’erano state dichiarazioni da parte di testimoni anonimi che affermavano di documenti falsi, tracce di denaro spedito all’estero e varie azioni illecite compiute negli anni che, ora che stavano venendo a galla, dimostravano la chiara colpevolezza del direttore. Boscolo e i suoi collaboratori avevano da subito affermato la loro innocenza dicendo che non c’era stata alcuna appropriazione, ma gli inferociti risparmiatori non volevano sentire spiegazioni, volevano i loro soldi indietro.

Boscolo, dal carcere in cui era stato subito messo, aveva dichiarato ad un giornalista che lo aveva intervistato nella sua cella: << Mi rifiuto di uscire dal carcere fino a che anche tutte le accuse contro di me saranno fatte cadere. A questo scopo farò sì che la polizia trovi i veri colpevoli. >>

 

Angela scosse la testa incredula, era davvero un caso scioccante.

Suo marito Tonino, con amara ironia, commentò la cosa dicendo che probabilmente tra poco avrebbero avuto nuovi vicini a Borgomale. Lei gli diede un pugno sulla gamba, dicendogli che non si scherzava sulla sfortuna altrui. A sua volta, però; sapeva che per molti piccoli risparmiatori non avrebbero più riavuto i loro soldi e probabilmente sarebbero finiti per strada, o lì nel quartiere, se avevano un pizzico di “fortuna”.

“Già, bella fortuna davvero…” pensò amareggiata Angela.

Questo scandalo non ci voleva, quanta altra scalogna doveva portare quella maledetta città ai suoi abitanti?

Sprofondò nella poltrona, il suo sguardo vagò all’interno del salottino. La sua casa non era lussuosa e non possedeva mobili pregiati, su alcuni muri la vernice si era staccata e molto spesso l’acqua calda non scendeva. Nonostante tutto l’affitto era alto, quanto quello di una casa in ottimo stato, e adesso aveva paura che sarebbe potuto aumentare. Se stava per arrivare nuova gente a Borgomale, gli strozzini locali di sicuro stavano già strofinandosi le mani compiaciuti, sapendo di poter sfruttare ben presto nuovi disperati. E poi, dove li avrebbero messi? Borgomale aveva raggiunto il massimo storico di sovrappopolazione, non c’era più posto per altre persone.

“Andrà tutto bene. Un modo si troverà.” Pensò, cercando di restare positiva.

Angela Mazzini aveva quarantacinque anni ed era la classica donna impegnata.

Era mamma, maestra di scuola e uno dei membri della giunta di quartiere, una persona molto impegnata, insomma; che raramente se ne stava con le mani in mano.

Quando lavorava si presentava sempre con completi informali di terza mano che riusciva sempre a sistemare per dargli un aspetto pulito e quasi nuovo, raramente la si vedeva in disordine e teneva molta considerazione soprattutto dello stato dei suoi occhiali. Il nome di Angela faceva riferimento alle benevole figure divine del paradiso, ma il suo carattere, in particolare quando si arrabbiava, era più decisamente più paragonabile a quello di un diavolo, motivo per cui molti ci pensavano due volte prima di darle fastidio.

A parte questo, Angela era una donna dal grande cuore d’oro.

Era una di quelle pochissime persone di Borgomale che portava speranza nel poter risollevare le sorti del quartiere. Ci credeva davvero in questo desiderio, anche se tutto intorno a lei diceva il contrario. L’altra gente potevano criticarli, ma non era corretto dire che tutti quelli che vi abitavano erano fannulloni, criminali e freddi di cuore.

Di fatti, c’era anche tanta brava gente che vi risiedeva e ne sarebbero rimaste ben sorpresi, se gli avessero dato un’occasione di conoscerli.

Certo sarebbe stato molto più facile dimostrare il lato buono di Borgomale se ci fosse stata maggiore collaborazione da parte proprio di questi. Purtroppo, molti non volevano correre il rischio di esporsi a causa delle ingiuste ritorsioni che spesso si subivano da parte delle stesse autorità. E poi c’era il problema che derivava dalla malavita, da coloro che grazie alla sfortuna degli altri ne approfittavano per i propri fini… e di quei soggetti il quartiere ne era pieno.

<< Venghino signori e signore! Venghino ad ammirare il nuovo rivoluzionante scaccia-fantasmi! >> urlò un uomo da sopra un grosso scatolone.

Quel giorno, guarda caso, c’era un noto imbroglione che stava provando a guadagnarsi illecitamente il suo pane quotidiano.

<< Una sola goccia di quest’acqua miracolosa terrà lontano qualsiasi spirito maligno! Persino vostra suocera, se lor signori ne hanno bisogno! >>

Angela brontolò a voce alta, i truffatori erano peggio degli scarafaggi: non facevi in tempo a liberartene, che questi tornavano subito alla carica.

Il tipo si metteva sempre nella piazzetta sotto casa sua, puntualmente ogni mercoledì pomeriggio.

L’aveva già visto molte volte a vendere prodotti “rivoluzionari”, anche se poi si trattava di inutili cianfrusaglie, come il nuovo prodotto che aveva tutta l’aria di acqua sporca. Qualsiasi individuo con un po' di buonsenso si sarebbe accorto subito dell’inganno, ma evidentemente questa abilità stava cominciando a mancare a molti dei suoi concittadini, visto che si era già formata una piccola folla pericolosamente interessata.

<< Ma è tutta roba genuina? >> chiese una signora molto anziana, come se stesse chiedendo dello stato di frutta e verdura ad un ortolano.

<< Ma certo, signora bella! Tutta roba buona che impedisce a fantasmi, folletti e persino vampiri di avvicinarsi a lei o a casa sua! Non ci crede? Guardi che glielo mostro! Dentro ci sono iperico, menta, lavanda e persino un pizzico di timo.>>

<< Ecco, bravo. Mescolali insieme e fattici un bel minestrone. >> tuonò un’altra voce alle sue spalle, quella di Don Walter.

Il venditore impallidì di colpo, evidentemente era giunta anche alle sue orecchie la fama di quell’uomo.

Don Walter gli tolse di mano la boccetta con l’acqua “magica” e lo squadrò da capo a piedi, mentre gli tirava un orecchio per punizione.

<< Butta via questa porcheria prima che te la faccia ingoiare, e levati torno. Lucrare su queste cose…. Vergogna. >>

<< Si, si. Ha ragione. Mi scusi. >>

Con un orecchio rosso e nessun soldo in cassa, il truffatore raccolse la sua roba e scappò via, sparendo in una delle stradine vicine. Angela non potè fare a meno di restare meravigliata e allo stesso tempo riderci sopra. Chi l’aveva mai visto un prete comportarsi così?

<< È la prima volta da anni che vedo quel tipo andarsene senza aver venduto niente. >> disse, avvicinandosi a Don Walter.

<< Ho il presentimento che ci riproverà. Certa gente non impara subito la lezione. >> le rispose lui, scuotendo la testa.

Poi si girò verso il gruppetto di civili.

<< E anche voi, non credete a queste cose. Se questa robaccia fosse davvero efficacie, non avreste di certo continui problemi con i fantasmi. Non siete d’accordo? >>

La folla annuì imbarazzata, come un gruppo di bambini che erano appena stati rimproverati per aver compiuto una marachella. Tranne l’anziana signora, che si ostinò a chiedersi se il prodotto funzionasse davvero.

Don Walter e Angela erano diventati buoni amici, l’uno aveva fatto buona impressione sull’altro ed erano entrati subito in confidenza. Dal loro primo incontro, Angela lo aveva già invitato un paio di volte a casa sua e gli aveva fatto conoscere la sua famiglia, gli aveva parlato del suo lavoro e dei suoi obiettivi con un ritrovato entusiasmo che non provava da tempo, visto che l’ascoltava con molta attenzione e interesse.

<< A proposito di fantasmi, sei stato anche oggi a “caccia”? >> gli chiese Angela, indicando la sua borsa di pelle.

Don Walter emise uno stanco respiro.

<< Ormai conosco la città a menadito. Non ho mai fatto così tanti esorcismi nella mia vita prima d’ora… e nemmeno avevo mai visto così tanti spiriti in un sol posto. >>

<< Forse è dovuto al fatto che un tempo le piazze maggiori erano dei campi santi. C’erano molte più chiese in città, prima che la santa sede decidesse di riunirle in un unico luogo di culto, di conseguenza molti cimiteri sono stati chiusi e le tombe spostate. O almeno, così ci hanno insegnato. Non mi sorprenderebbe se scavando si trovasse qualche bara “dimenticata”. >>

<< Si, ho letto in un libro questo pezzo di storia della città. La ragione potrebbe essere effettivamente quella, anche se… >>

<< Cosa? >>

<< Lo trovo un po' troppo strano. >> Don Walter non si soffermò a spiegare il perché di quella sua impressione.

In quel momento non voleva pensare al suo lavoro, stanco com’era.

Dopo l’incidente al campo santo di San Andrea, la mole di lavoro era aumentata: molti residenti avevano cominciato a venire in chiesa rassicurati sia dal fatto che ci fosse di nuovo un luogo protetto dal signore, sia che ci fosse una persona che sapeva come trattare i fantasmi. Ciò tornava bene al prete, era un pretesto per riavvicinare la comunità. D’altra parte, però, le infestazioni non erano affatto cessate e dalla Santa Sede lo stavano continuamente chiamando per gestire la situazione. In tutta Fontebianca si erano come risvegliati varie entità spettrali: Poltergeist[2], Doppelgänger[3]… aveva persino dovuto gestire un paio di possessioni, roba molto pericolosa anche per un esorcista esperto. Per farla breve, l’energia spettrale, anziché calare, era salita e questo non andava bene. Un pensiero lo destò dal torpore della stanchezza, guardò l’orologio e realizzò che stava per far tardi.

<< Walter, dove stai andando? Non vai in chiesa a continuare le riparazioni? >>

<< Lo farò al ritorno. Ora devo andare in un posto. >>

<< Ma stasera ci sei per la riunione di quartiere? Gli altri membri ti vogliono conoscere. >>

<< Tranquilla Angela, non mancherò. E quando torno ti farò sapere com’è andato il mio appuntamento.  >>

<< Perché dovrei saperlo? >>

<< Perché è con il Cardinale della Rosa. >>

 

Quando il Cardinale Remondo era agitato tendeva a sudare tanto, ma proprio tanto.

Inzuppava non solo i vestiti che indossava, ma anche gli asciugamani che usava per pulirsi. Sulla sua scrivania c’era una pila di morbidi teli di vari colori pastello pronti per l’uso, in un cestino ne giacevano dentro già un mucchio usato da cui cominciava a sollevarsi un lieve puzzo di sudore.

“Oh, se solo la vita non fosse così piena di preoccupazioni”, pensava l’uomo ogni qual volta che c’era qualcosa che non andava.

Egli era il tipo di individuo che si angosciava per qualsiasi problema che accadeva nella sua vita, a prescindere da quanto fosse serio. Almeno l’80% delle volte doveva chiedere aiuto ad altri per risolvere i propri guai, dimostrando una imbarazzante incapacità di sapersi gestire da solo.

Era sorprendente, dunque; come una persona del genere fosse riuscita a diventare capo di una degli enti religiose più importanti del paese.

Alla Fondazione delle Acque Benedette c’era una gran frenesia per l’accumulo di lavoro dovuto alle infestazioni di spettri, un problema che da anni promettevano di risolvere, ma che in realtà avevano sempre arginato. Non è che non ci avessero provato, non riuscivano proprio a risolverlo. Avevano provato ogni tipo di esorcismo per ridare pace alle anime disgraziate dei morti, ma ogni anno tornavano punto a capo e di conseguenza, puntualmente, si ritrovavano a dover gestire i disagi delle infestazioni, delle proteste dei cittadini e delle frecciatine della stampa che li accusava di incapacità. La parte burocratica era quella che più detestava del suo lavoro, perché non si poteva limitare a fare sermoni e raccogliere i fondi per la chiesa? Era chiedere troppo di potersi limitare a fare lo stretto indispensabile e godere del frutto dei suoi sforzi?

Il telefono squillò e lui fece un salto. Anche quello, come ogni cosa il suo ufficio, era costoso, con la cassa ornata da rose intrecciate tra loro intorno al disco dei numeri e due piccole statue di cigni posati sulla parte superiore. Sollevò la cornetta e la sua segretaria lo informò che Don Walter era arrivato per parlare con lui.

<< Gli dica che non ci sono! >> disse spaventato.

Sapeva di avere un appuntamento con lui e aveva fatto di tutto per evitarlo fino all’ultimo. Poi, accidenti a lui, se ne era dimenticato e adesso doveva trovare il modo di defilarsi.

<< Gli dica che sono già uscito… anzi, no! Che sono andato ad una riunione con il sindaco! >> le disse.

La donna cercò di dirgli qualcosa ma lui le parlava di sopra senza sentire. Quando la porta dell’ufficio si aprì, per lui fu troppo tardi scappare.

<< Buongiorno, Cardinale. >> disse Don Walter, spalancando la porta.

Della Rosa emise un lieve grido, ricomponendosi quasi subito.

<< C-che piacere r-rivederla! La mia s-segretaria mi ha avvisato giusto adesso del suo arrivo! >>

<< Stava andando da qualche parte? >>

<< Io? No, s-stavo solo rimettendo in ordine i miei d-documenti. >>

<< Non stava cercando di andarsene per evitarmi? >>

<< No! Come potrei? Avevamo un incontro per oggi, no? Io rispetto sempre i miei impegni e non potrei mai…  >>

<< Allora stia zitto e si sieda. >>

Il Cardinale, riluttante, obbedì.

Anche se era un uomo con un grande potere, questo non gli serviva a nulla se non era in grado di gestirlo con persone che avevano una volontà più forte della sua, come nel caso di Don Walter.

Era solo un prete, avrebbe dovuto chinare la testa davanti a lui… e invece, serio e minaccioso come un orso, lo teneva a bada come un cagnolino.

<< Certo che lei è proprio un gran furbacchione. >> cominciò a dire l’uomo, senza staccargli gli occhi di dosso.

Per un momento sembrò che volesse chiamarlo in un altro modo, ma forse era solo una sua impressione.

<< Quando ho visto quanto è messo male Borgomale, non ho messo in dubbio la sua supplica di dare una mano nel rimetterlo in piedi, seppur sembri un’impresa disperata. E non ho messo in dubbio le sue parole nemmeno quando mi ha parlato delle oneste persone che ci vivono e del degrado in cui sono costrette a stare. >>

<< E per questo motivo non la ringrazierò mai abbastanza… >>

<< Però non è per questo che mi ha fatto chiamare. Oh no, Borgomale era solo l’esca. Lei mi voleva per le mie abilità da esorcista.

Avrei dovuto capirlo quando ha menzionato Santavila e Campovoli: sono città in cui ci sono state serie infestazioni di fantasmi in cui sono dovuto intervenire io.

E poi, quando è scoppiata l’infestazione sette giorni fa, i suoi ragazzi mi hanno tolto ogni dubbio. >>

Della Rosa rimase zitto per tutto il tempo, sudando colpevole.

Walter diede un forte pugno alla scrivania, tutti gli oggetti volarono in aria per un breve istante.

<< Non mi piace essere preso in giro in questo modo! >> gridò Walter. << Perché non mi ha detto fin da subito il vero motivo? >>

<< N-non ero c-certo che avrebbe accettato! >> rispose balbettando Della Rosa. << Molti suoi colleghi hanno rifiutato, ritenendo impossibile o pericoloso purificare una così vasta energia spiritica. Lei è considerato il migliore fra tutti, era l’ultima risorsa su cui affidarci! >>

<< Si, ne ho avuto un assaggio in questi giorni, tanto da farne indigestione. Non ho ancora capito però come accidenti siete arrivati ad avere un problema di queste proporzioni. Cristo, non mi stupirei se da un momento all’altro si aprisse un portale per l’aldilà. >>

<< Non l-lo so n-nemmeno io, è un problema che è v-venuto all’improvviso. Ancor p-prima che io diventassi Cardinale. >>

Don Walter grugnì rumorosamente, non sapendo se credere a quella affermazione.

<< Lei è bravo…. Lei può risolvere il problema, vero? Lei resterà qui, vero? >> gli chiese, preoccupato che potesse andarsene dalla città.

Il prete fulminò con lo sguardo il Cardinale riducendolo di nuovo ad un topolino tremante, per un momento intenzionato a prenderlo a pugni. Gli avvicinò e gli puntò il dito in faccia, con voce bassa e minacciosa gli disse:

<< Sfortunatamente, devo. Ma solo perché voglio mantenere la promessa di aiutare Borgomale. Perché a differenza di lei e di tutti gli altri in questa città - e l’ho capito che non ve ne frega niente - io ci tengo a quei poveracci.

Quindi ringrazi il cielo per l’esistenza di quel posto, perché altrimenti me ne sarei lavato le mani dei suoi problemi del cavolo. >>

Detto ciò, Don Walter fece per uscire dall’ufficio, prendendo la porta per chiuderla alle sue spalle.

Prima che questa si chiudesse, si affacciò un’ultima volta:

<< E comunque, se vuole che l’aiuti ancora con i fantasmi, mi aspetto una generosa donazione da parte sua per coprire le spese. Mensile. >>

<< Mensile? Non me lo posso permettere! >>

<< Non dimentichi le parole di Cristo, nostro signore: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere.” >>

E la porta si chiuse con un sonoro tonfo.


Il caso Boscolo era sotto gli occhi di tanti occhi.

Occhi curiosi.

Occhi pettegoli.

Occhi sia buoni che cattivi.

Ogni sguardo, a prescindere dalle intenzioni che celava dietro, pesava come un macigno sulle spalle di chi era soggetto alla loro attenzione. Anche dal carcere, l’ex direttore di banca sapeva di essere osservato da persone che non erano per forza solo quelle delegate alla giustizia o dal pettegolezzo, ma anche da chi l’aveva incastrato per un crimine che non aveva commesso. Non era uno sciocco Boscolo, sapeva di avere dei nemici. Quando maneggi i soldi, è inevitabile farsene tanti. L’ironia della situazione era che sapeva anche chi fosse stato ad orchestrare quella menzogna. Il motivo non era solo per rovinargli la reputazione o per prendere il suo posto in banca, sarebbe stato troppo semplice. Chi l’aveva incastrato voleva impedirgli di parlare e mettere alla luce il marcio di Fontebianca. C’erano tante cose che voleva dire alla nazione, anche se ora sperava solo di uscire presto.

Sentì dei detenuti litigare e la porta di una cella sbattere rumorosamente.

Lo spaventavano quei suoni, così spesso violenti e minacciosi. Anche lì dentro nella sua piccola cella non si sentiva mai al sicuro, costretto, tra l’altro, a condividerla con una colonia di scarafaggi che si manifestavano soprattutto la notte, quando lui andava a dormire, e spesso lo svegliavano sentendoli camminargli addosso.

Rimase ad ascoltare per un minuto, prima di riprendere a scrivere per la moglie che, a differenza di molti altri parenti e amici, non l’aveva abbandonato. Le prometteva che tutto si sarebbe risolto per il meglio, la incoraggiava ad essere forte e di prendersi cura dei loro ragazzi… di avere speranza, insomma. Posò il pennino appena finito di scrivere che l’amava, mettendosi a rileggere realizzò che la lettera pareva più una specie di ultimo saluto che un messaggio di rassicurazioni. Si affrettò ad aggiungere che sarebbe tornato presto da lei, per non far sembrare che non si sarebbero più rivisti.

Sussultò, all’improvviso sentiva terribilmente freddo.

Si strofinò le braccia, cercando di scaldarsi. Per essere una solida struttura, in quella prigione entravano molti spifferi freddi. Chissà se, chiedendolo, le guardie gli avrebbero concesso una coperta in più.

 

<< Non ci posso credere! È questo il vero motivo? Ma tu guarda ‘sto Muso da mona[4]! >>

<< Angela! Non si parla così del cardinale! >>

<< Chi se ne frega! Ma te hai capito che ha fatto venire qui Walter solo per fare lo scaccia-fantasmi? Eh? L’hai capito che alla chiesa di noi non gliene frega nulla? >>

Tonino cercò di calmare sua moglie senza troppo successo. Don Walter cercò di aiutarlo, ma la donna era davvero furiosa come un toro.

Buon per lui che aveva deciso di raccontare solo a lei dell’incontro con il Cardinale, chissà che tipo di reazione avrebbero avuto le altre persone del posto, se l’avessero sentito. Con Angela, però; aveva deciso di essere più onesto, visto che tanto si stava affannando per aiutarlo.

Per un momento ella aveva avuto la folle idea di dire a tutti la falsità del Cardinale, ma Don Walter le aveva raccomandato di tacere, se non voleva passare sia per pazza che per criminale. Della Rosa era anche un’idiota, ma era pur sempre il Cardinale.

<< Sapete una cosa? Al diavolo quegli idioti! Possiamo benissimo cavarcela da soli! >> esclamò la donna. << Gli faremo vedere che non abbiamo bisogno della loro “carità” per rimettere in piedi il nostro quartiere! >>

<< In realtà i loro fondi ci servono. Per alcune cose posso cavarmela da solo, ma quegli “spiccioli” torneranno utili per tanti altri lavori. Purtroppo, la moneta sonante è l’attrezzo principale di cui ho bisogno. >> replicò Walter.

<< Dammi un po' di tempo e vedrai che riuscirò a convincere un po' di persone a darti una mano. Non puoi fare tutto da solo per sempre. >>

<< Ti ringrazio, Angela. Ma cerca di non costringerli, se non vogliono. Devono decidere di fidarsi di me di propria iniziativa. >>

Non tutti si fidavano ancora di Don Walter, nemmeno gli amici più stretti di Angela, altrettanto onesti e di buon senso come lei. Non poteva biasimarli, erano state fatte così tante promesse a vuoto a Borgomale, che nessuno ci credeva più davvero.

Alla riunione di quartiere, quando aveva spiegato ai pochi partecipanti le sue intenzioni su come rimettere a posto l’area e di cui aveva chiesto il parere, ottenne solo risposte ambigue del tipo “mah, chissà” oppure “Può darsi” o ancora “Boh, vediamo”. Non molto incoraggiante come atteggiamento.

“Cosa accidenti hanno dovuto patire questi poveracci per essere così scoraggiati?” si chiese.

C’era qualcosa più dietro il disagio di Borgomale… qualcosa su cui sarebbe stato meglio cominciare ad indagare, se voleva capire meglio la storia di quel posto e di quelle persone.

<< Bando ai dispiaceri, finché c’è vita c’è speranza. >> disse Angela.

<< Con la pancia piena, si ragiona meglio. >>

Walter si trovò molto d’accordo su quel punto.

Non c’era niente di meglio dopo una lunga giornata che una buona cena, due chiacchiere in compagnia e la musica alla radio. Era in momenti come quelli che i dispiaceri sembravano sparire e tutto quanto diventava più sereno. Don Walter si concesse quel momento di rilassarsi, di dimenticare per un momento i mille impegni e persino il ruolo che ricopriva, concedendosi di essere semplicemente Walter Mezzanotte. Improvvisamente la musica fu interrotta dal motivetto che introduceva il giornale radio, seguito quasi subito dalla voce del cronista che si scusava per l’interruzione del programma per annunciare una notizia per l’edizione straordinaria di quella sera.

<< Ci è appena giunta in redazione la notizia che l’ex direttore Claudio Boscolo è morto. È stato trovato impiccato nella sua cella poche ore fa. >>

 

 

 

 

 



[1] Libra o libre: moneta locale

[2] La parola poltergeist deriva dal tedesco Polter (chiasso, rumore) e Geist, "spirito". La caratteristica principale di una manifestazione di tipo "poltergeist" è prettamente di carattere uditivo.

[3] Nel folclore si utilizza questo termine per indicare la copia/doppio paranormale di una persona ancora in vita. Solitamente questo tipo di apparizioni vengono interpretate come presagi maligni o di sfortuna.

[4] espressione veneziana per riferirsi a qualcuno come uno stupido o un inetto.

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