Capitolo 2:
Assistente fotografo
Per
la felicità di Bailey, per una volta il take -out arrivò in anticipo.
Dispose
su un vassoio hamburger e patatine, infilzò con una cannuccia il coperchio del
bicchiere con la bevanda gassata e si sistemò sul divano, abbandonandosi ai
piaceri del cibo unto e fritto. In televisione stavano dando un reality show di
cucina, il presentatore urlava ai concorrenti di sbrigarsi se non volevano
essere eliminati. Non le piaceva tanto cucinare, ma le piaceva vederlo
preparato dagli altri.
Aveva
fatto poco e niente quel giorno, ma si sentiva stanca come avesse lavorato come
un mulo. La televisione era accesa ad alto volume e la teneva concentrata sul
programma in corso, ma bastò il “ping” del telefono per portare la sua
attenzione altrove, e più precisamente a quella offerta di lavoro come
assistente. Quando non sapeva decidere qualcosa, ci rimuginava sopra per tanto
tempo fino a quando non prendeva una decisione definitiva, se ci riusciva. Lo
ammetteva, era uno dei suoi più grossi difetti.
Da
un lato si ripeteva che non aveva senso accettare, non sapeva niente di
fotografia e non era mai stata in mezzo alla natura, e soprattutto non doveva
dimostrare a nessuno se era vergine o no. D’altra parte, però, si diceva anche
che fosse un’occasione per uscire dalla città e conoscere un nuovo posto, avere
la possibilità di poter vedere forse un unicorno, e magari anche di fare una
nuova esperienza. Più ci pensava positivamente e più la fantasia di
intraprendere un viaggio del genere risvegliava la nostalgia di tempi passati,
la passione di esplorare luoghi sconosciuti e incantati che tornava a bruciarle
il cuore di entusiasmo. Ripensò a quando da bambina era più intraprendente, lì
quando gli amichetti riuscivano a convincerla a fare esplorazioni tra le
colline dietro casa che molto raramente riuscivano a sorpassare. Ma il lato
negativo della faccenda la frenava… di non farsi chissà quali illusioni e di
restare con i piedi per terra, piuttosto che imbarcarsi in qualcosa che avrebbe
potuto sicuramente deluderla. Però viaggiare faceva parte del pacchetto di chi
voleva esplorare i Dungeon oppure fare l’operatore turistico… quindi non era
tempo sprecato. O no? Il cibo e il reality show persero il loro fascino, accese
il computer per controllare il suo blog, ormai silenzioso da più di una
settimana. Aprì la casella di scrittura per cominciare un nuovo articolo,
voleva stendere qualcosa, sfogarsi… ma rimase a fissare la finestra bianca
senza riuscire ad incatenare tra loro le parole.
“E
cosa scrivo? Anche se mi verrà un’idea, tanto qualcuno l’avrà già proposta in
modo migliore.” Pensò già rassegnata in partenza.
Abbassò
lo schermo per pc portatile sconfitta. In quel momento in televisione era
partita la pubblicità e nello spot che veniva trasmesso in quel momento un
unicorno era usato come figura di bellezza e potenza di un nuovo modello di
macchina. Un unicorno, che coincidenza.
Era
da tutto il giorno che le succedeva di vedere immagini raffiguranti questo
animale, a volte persino menzionato casualmente. Non credeva ci fosse ragione
per stupirsene, considerato che era un’animale molto conosciuto.
<<
Ma se accetto il lavoro, potrò davvero vedere un unicorno? >> si chiese
di nuovo.
“Just
do it. - Fallo e basta” esordì una voce determinata che si susseguì alla
pubblicità.
Il
salotto restò quieto, disturbato solo dalle musichette trasmesse in televisione,
mentre Bailey restò immobile come una statua dopo aver sentito quelle parole. In
uno scatto prese il telefono e compose un preciso numero.
<<
Pronto? >> rispose Zirko.
<<
È ancora disponibile la tua offerta? >> chiese frettolosamente Bailey,
senza dire “buonasera” oppure “ciao”.
<<
Cosa? Chi è? >>
<<
Sono Bailey. Ti ho chiesto se hai ancora bisogno di un’assistente. >>
<<
Bailey… l’Halfling? Si, perché…? >>
<<
Accetto. Partecipo. Insomma, voglio il lavoro! Dimmi quando vuoi partire.
>>
Due
settimane dopo.
Uno,
due, tre… quattro starnuti in totale, uno dietro l’altro.
<<
Salute! >> ripeté Zirko, per la quarta volta.
<<
Basta dirmelo! Me li stimola di più! >> ribattè Bailey, senza fiato.
Credeva
che ogni volta che gli rispondevano “salute”, questo continuava a stimolarle
gli starnuti.
Era
normale che facesse freddo a quell’ora, erano le sei del mattino ed era inverno…
ma non pensava che potesse fare così tanto freddo. Non le piaceva né quello, né
il silenzio del bosco di White Warthog, a malapena
disturbato dal canto degli uccelli e il frinire degli insetti, anche il rumore
delle foglie e dei rami che schiacciavano sotto i piedi era attutito, creandole
una sensazione di disagio. C’era da dire una cosa, con l’aria era fresca e
pulita sentì come se i polmoni si stessero liberando di un peso tenuto
inutilmente addosso per tanto tempo addosso.
<<
Per quanto ancora dobbiamo camminare? >> chiese una già stanca Bailey a
Zirko.
<<
Ancora dieci minuti, l’ingresso al dungeon non è lontano. >> le rispose
lui.
Si
vedeva che il troll aveva già fatto viaggi in mezzo alla natura, era tranquillo
e camminava con la naturalezza di chi già conosceva il posto. Nonostante gli
scarponi dalla suola spessa e il passo deciso non faceva quasi per nulla
rumore, aveva come il camminare leggero di un gatto, dettaglio che Bailey non
potè non ammirare.
<<
Non si poteva andare in auto? In questo modo si faceva prima. >>
<<
Troppa forza magica. Avrebbe mandato in panne il motore e non c’è lo possiamo
permettere, se vogliamo tornare a casa. Meglio procedere con i nostri piedi, e
poi una bella camminata non ha mai fatto male a nessuno. >>
“Lo
dici tu che hai le gambe lunghe.” Pensò Bailey.
La
ragazza si fermò di colpo, sussultando spaventata dal rumore di un verso di
animale irriconoscibile. Fissò l’orizzonte visibile della foresta, cercando di
scorgere tra i tronchi degli alberi qualche presenza. Strinse le mani sulle
fasce dello zaino come un’ancora di salvezza, si sentiva esposta a tutto e ciò
non le piaceva.
<<
Non ti preoccupare, questa foresta non è pericolosa, sono venuto molte volte
qui. >>
<<
B-buono a s-sapersi. >>
<<
A proposito, hai preso le pillole contro il mal di mana? L’energia magica
troppo forte può… >>
<<…
causare mal di testa, nausea e altri malesseri. Nei soggetti più sensibili,
persino allucinazioni e perdita dei sensi. >>
<<
Oh, sei ben preparata sull’argomento. >>
<<
Ci ho sofferto una volta e mi è bastato. Porto sempre con me sciroppi e
pastiglie apposite. >>
<<
Brava, sei stata previdente. Di solito chi esplora i dungeon tende a
sottovalutare l’energia magica, soprattutto i principianti. >>
<<
Già, è l’errore più comune. Nella Top 10 degli errori che si commettono nelle
esplorazioni, questo è sempre al primo posto. >>
<<
Hai già fatto esplorazioni in passato? >>
<<
Un paio di volte. >>
Le
orecchie di Zirko sussultarono leggermente di curiosità mentre aspettò di
sentire il resto della esperienza di Bailey. Lei però fece scena muta, limitandosi
a chiedere dopo un po' se potessero andare avanti.
Proseguirono
in silenzio e in leggero disagio. Eppure, la ragazza non avrebbe dovuto
sentirsi in imbarazzo a parlare di quello che era, in fondo, il suo argomento
preferito. Pensò che avrebbe dovuto essere più cordiale, dopotutto erano lì per
lavorare insieme e lui la stava trattando gentilmente, soffermandosi spesso a
controllare se stesse bene. Non voleva passare per una guastafeste, non dopo
che aveva insistito per essere assunta.
“Andiamo,
cerca di essere più aperta. Sei la sua assistente, no? Quindi vedi di assistere
anche con una normale chiacchierata.” pensò, scervellandosi a
trovare un modo per rompere il ghiaccio.
Mentre
pensava ad una strategia colloquiale, Zirko si fermò di colpo e le sue orecchie
stavolta si rizzarono sull’attenti e le iridi dei suoi occhi si allargarono per
un momento.
<<
Siamo all’entrata del Dungeon. >> annunciò. << Pronta ad entrare in
azione? >>
Bailey
alzò lo sguardò verso una coppia di alberi, il legno era di un lieve verde
smeraldino che sfumava sul porpora verso la cima, le foglie brillavano
leggermente come munite di piccoli neon e alcuni dei rami si intrecciavano tra
loro formando una specie di arco. L’ingresso del Dungeon non poteva essere più
evidente di così.
Le
cominciarono a tremare le gambe, non si sentiva così agitata da tanto tempo. La
testa fece per voltarsi verso l’uscita, ma si trattenne per non cedere alla
tentazione di tornare indietro. Fece un profondo sospiro e si addentrò insieme
al troll in quel posto magico.
Bailey
non aveva mai esplorato un Dungeon naturale, solo quelli formatosi all’interno
di strutture umane; perciò, non sapeva cosa aspettarsi di preciso.
Di
primo acchito non sembrava differente dal resto della normale foresta, certo la
traversata non fu tranquilla con i cinghiali che galoppavano tra i cespugli e i
rami pendenti carichi di foglie che sfiorandola sembravano inquietanti carezze,
a volte ebbe persino l’impressione che le tirassero i capelli. A man mano che
andavano avanti, però, il lato arcano diventava sempre più distintivo come, ad
esempio, la bizzarra conformazione e colore degli alberi e delle piante o la
presenza di entità magiche, come quando nei pressi di una piccola palude
melmosa vide delle piante viventi che li seguirono aprendo i loro boccioli con
un lieve sibilo e persino qualche fuoco fatuo[1].
Tutto
molto affascinante da un lato, ma dall’altro incredibilmente stressante, almeno
per Bailey.
Era
un continuo spavento per qualcosa che sembrava muoversi verso di lei, una
caduta costante per colpa di radici che emergevano dal terreno oppure un
brontolare per gli insetti molesti... insomma, il suo disagio nei confronti
della foresta non era cambiato, anzi; si stava solo rafforzando.
<<
Si vede che sei una ragazza di città. Sei più tesa di una corda di violino. >>
commentò Zirko, aiutandola a sollevarsi da terra per l’ennesima volta.
<<
Ma davvero non sei mai stata in una foresta? Nemmeno per una passeggiata? >>
<<
Sono più un tipo da mare. Ai miei genitori è sempre piaciuta la costa, anziché
la montagna. >> rispose Bailey, rinunciando a pulirsi i pantaloni per
l’ennesima volta.
<<
E ti confesso che sarei più a mio agio a camminare sulla riva del mare,
piuttosto che continuare ad inciampare come una scema. Anzi, in questo momento
non mi dispiacerebbe mettere i piedi a mollo nell’acqua. >>
<<
In mancanza del mare, ti andrebbe bene un fiume? >>
<<
Non lo so, perché lo chiedi? >>
<<
Siamo arrivati alla nostra prima tappa di ricerca degli unicorni. >>
Davanti
al duo fece la sua comparsa un fiume stretto e fangoso, sulla superficie ogni
tanto saltava qualche pesce nel tentativo di prendere gli insetti che osavano volarvi
sopra. Presso la riva si ergeva nascosto tra i folti cespugli una vecchia
passerella di legno, forse un vecchio sentiero per escursionisti che il dungeon
aveva inglobato durante la sua “nascita”, da entrambe le sponde erano fioriti piccoli
mazzolini di Salcerella che api e farfalle visitavano a turno.
Senza
perdere altro tempo, Bailey e Zirko allestirono il campo base.
Fu
in quel momento che Bailey capì perché gli zaini erano così pieni: la roba che
avevano portato era tutta necessaria.
L’aria
era umida e fredda, ma la loro tenda sembrava promettere di proteggerli bene,
nonostante l’apparente difficoltà riuscirono a montarla facilmente grazie ai
tubi robusti ma flessibili, l’entrata era spaziosa ed era provvista persino di
parasole e due finestrelle sui lati fornivano una migliore ventilazione. Arredare
l’interno della tenda fu meno impegnativo, distesero una larga coperta a terra per
un più comodo giaciglio e poi srotolarono i sacchi a pelo, il troll aveva
persino portato delle piccole sedioline e un comodissimo tavolino in legno che
si arrotolava su sé stesso con le gambe pieghevoli su cui poggiò una grossa
lanterna al cui interno si trovava una agata magica che, tramite un meccanismo,
prese fuoco per poi cominciare ad emanare luce e calore insieme. Bailey vi si
sedette subito accanto per scaldarsi, godendosi il tepore.
<<
Ora ci vorrebbe una bella tazza di caffè caldo per scaldarmi anche dentro.
>> commentò la ragazza.
Sembrava
più una giornata di campeggio, che una “caccia” fotografica.
<<
A fine lavoro ne berremmo quanto nei vuoi. >> le disse Zirko, invitandola
ad alzarsi.
<<
Ma la tenda è montata, e hai detto che il resto dell’attrezzatura da campeggio
possiamo sistemarlo dopo. >>
<<
Per il campeggio, esatto. Ma io mi riferivo al lavoro per cui siamo qui.
>>
Mentre
lei si scaldava, Zirko aveva finito di preparare una macchina fotografica.
Anche
un occhio inesperto si poteva rendere conto subito che era un modello
professionale, aveva persino montato un grosso obiettivo[2], sembrava una di quelle
che usavano i paparazzi per fotografare le celebrità.
<<
Vieni con me, facciamo un giro nei dintorni. Voglio trovare un buon punto per
appostarmi. >>
<<
Perchè? >>
<<
Per nascondermi. >>
<<
Mi prendi in giro? Davvero devi fare questo nel tuo lavoro? >>
<<
Sicuro. Mi permette di fotografare gli animali senza spaventarli e soprattutto
di restare lontano da loro. Non penserai mica che si mettano apposta in posa
per me? >>
I
due ragazzi passeggiarono lungo la riva del fiume osservando il paesaggio. Zirko
approfittò per spiegare a Bailey alcuni aspetti del suo lavoro e rimase
sorpresa di quanti dettagli c’erano da considerare.
Lo
scopo della fotografia naturalistica è quello di ottenere immagini di animali
selvatici in libertà nel loro habitat naturale, come tale è necessario
conoscere sia l'ambiente naturale in cui si opera, che le abitudini della fauna
che lo abita. Punto importante che un fotografo del ramo deve considerare è di
non influenzare l'ambiente con la propria presenza, e l di attendere quindi gli
istanti migliori per la ripresa senza crearli artificialmente.
<<
Sembra incredibilmente complicato. >>
<<
No, alla fine devi avere solo pazienza. >>
Trovato un punto che il troll considerò adatto
come postazione di lavoro, si fece aiutare a montare una sorta di seconda
piccola tenda i cui colori erano quasi simili a quelli della natura
circostante, la ricoprirono di foglie e poi dentro rimontarono su un cavalletto
la grossa macchina fotografica e una sediolina.
<<
Sei comodo lì dentro? >> chiese Bailey dopo qualche minuto a Zirko, dopo
che questo ci entrò.
<<
No, è stretto. >> rispose lui a disagio.
<<
Non ti viene più comodo fotografare dalla tenda più grande? >>
<<
Ho visto usare questo “nascondiglio” da alcuni colleghi. Mi sembrava adatto per
gli unicorni, visto che si scappano dalla prima cosa strana che vedono.
>>
<<
È più probabile che ti venga prima un bel mal di schiena. >>
<<
Si, forse. Ma sono disposto a tutto per fotografare un unicorno. >>
<<
Ok… e io che faccio nel frattempo? >>
<<
Torna pure nella tenda grande e mettiti comoda. Preparati pure del caffè se ti
va, qui ho tutto sotto controllo. >>
<<
Oh. Va bene. >>
Bailey
tornò al campo base dove, con un po' di esitazione, riuscì a montare il
fornetto elettrico per scaldare l’acqua per il caffè.
Da
sola nella tenda, mentre l’acqua bolliva pigramente, ripensò a vecchi tempi, a
quando una tenda come quella rappresentava qualcosa di speciale.
Non
aveva mai fatto campeggio in un bosco, ma nei giardini di casa o al mare
durante l’estate c’era sempre stata una tenda a tenere compagnia per giocare o
sognare ad occhi aperti, a volte troppo piccola per accogliere tutti quelli che
ci volevano stare dentro, a volte invece così grande da dare l’impressione di
poter contenere il mondo. Non sempre era stato comodo, ma di certo aveva sempre
garantito un momento felice, qualcosa che adesso sembrava essere un privilegio
dell’infanzia che le era stato tolto nel momento in cui era diventata
legalmente adulta. Si chiese se i suoi amici si ricordavano ancora di quegli
istanti e anche loro li consideravano importanti, o fosse lei ad essere troppo
nostalgica.
Guardò
tutti i gadget che si erano portati dietro per rendere più comodo il soggiorno
come la pentola pieghevole in cui bolliva l’acqua, il tavolino ed un mucchio di
altre cose. Aveva sempre pensato al campeggio come un passatempo più sobrio
mentre si stava a contatto nella natura, cioè in cui era necessario un utilizzo
limitato di oggetti. Forse la ragione era proprio che erano dentro un dungeon e
che quindi c’era bisogno di una quantità di oggetti differenti.
“Due
settimane… probabilmente finirò per annoiarmi.” Pensò
ingenuamente Bailey.
I
giorni successivi furono tutt’altro che noiosi.
L’Halfling
imparò a convivere in un posto lontano dalla civiltà e dai suoi agi, dove ci si
doveva adattare senza cucina, camera da letto e soprattutto un bagno. Rimasero
tre giorni nel dungeon in cerca degli unicorni, nel frattempo Bailey si
destreggiò nel cucinare, assistere il troll con l’attrezzatura e a sopravvivere
alle incursioni di insetti e rettili.
Il
pomeriggio del terzo giorno dovettero uscire momentaneamente per un cambio
improvviso del meteo. La pioggia precipitò intensamente nella foresta di White
Warthog, i colori della natura sembravano intensificarsi e la corrente del
fiume aumentò tanto da formare delle bolle in superficie, il rumore delle gocce
che cadevano sulla tenda era diverso rispetto a quello che Bailey sentiva da
dentro casa e non le fu facile dormire la notte. Per il troll non sarebbe stato
un problema restare nel dungeon con la pioggia, ma per l’incolumità di Bailey
scelse di uscirne ed evitarle così un possibile raffreddore. Bailey dovette
ammettere che tornare a dormire in un vero letto fu confortante dopo due notti
dentro un sacco a pelo. Non era stata una brutta esperienza, ma un materasso
era sempre meglio di un bozzolo di tela.
Ritornarono
nel dungeon il quinto giorno, quando il tempo diede tregua. Quando rientrarono,
il sentiero era completamente diverso. Non era una cosa strana, era una
caratteristica di quei posti magici cambiare la loro struttura interna, Bailey
lo sapeva di suo e Zirko l’aveva messo in conto; perciò, era più che probabile
che non avrebbe ritrovato il fiume presso cui si erano accampati la prima volta.
Nel loro secondo tentativo di trovare gli unicorni la foresta sembrava aver
deciso di complicare ulteriormente la vita alla ragazza. Più si inoltravano nel
labirinto e più diventava difficile continuare ad esplorarlo. La loro vita non
era in pericolo, ma di certo metteva a dura prova la resistenza fisica e
mentale. Se insetti e rettili non erano bastati per farla desistere, a quel
giro dovette fare i conti con piante carnivore camuffate da splendide rose e
persino dei grossi funghi mostro che spargevano spore urticanti, addirittura,
un giorno aveva dovuto avere a che fare con spiriti elementali acquatici che
non fecero altro che spruzzarlo addosso acqua dalle pozze di pioggia nella
quale si erano nascosti. In più momenti Bailey, non abituata a quel tipo di
sforzo, sentì il bisogno di tornare a casa, ma come Halfling era testarda e non
voleva abbandonare l’impresa.
<<
Ma non avevi detto che questo era un posto sicuro?! >> esclamò la ragazza
esausta, dopo essere scampata all’ennesima pianta carnivora.
<<
Guarda che fino adesso ci sta andando molto bene. Di solito i dungeon che si
formano in posti del genere sono molto più pericolosi. >> ribatté Zirko,
fresco come una rosa.
<<
Certo, come se fino adesso la natura non avesse provato a mangiarci o
schiacciarci. >> disse Bailey scontenta.
Per
un momento tentò di sedersi su tronco d’albero reciso, ma le scappò via da
sotto il sedere.
Ringhiò
a denti stretti, non ne poteva più.
<<
Fare il fotografo non doveva essere un mestiere tranquillo? >>
<<
Non ho mai detto che lo sarebbe stato. Ti avevo avvertito che sarebbe stata
dura. >>
<<
Sul serio, perché andare a fotografare gli animali nel loro habitat naturale,
quando lo si può fare da uno zoo? >>
<<
Sei proprio buffa ragazzina, dovresti uscire di più dalla città. Scopriresti
che stare a contatto con la natura è un’esperienza positiva che ti lascia il
segno. >>
<<
Io di segni ne ho tanti addosso, ma non li considero affatto positivi. >>
Bailey
era seria quando parlava, ma il troll non sembrava prenderla molto sul serio.
Imboccarono
una strada collinare che si affacciava su un vasto lago che si estendeva come
una macchia argentata in mezzo al verdescuro della foresta, il suolo da quelle
parti era morbido e umido, dava l’impressione di camminare sopra un materasso
ad acqua. Un altro giorno arrivarono in un punto il cui il dungeon si
affacciava su una diga del luogo, da cui in quel momento era emerso un mostro
lacustre che nuotava lentamente sulla superficie per una boccata d’aria. Zirko
si fermò a scattare alcune foto alla bestia, riuscendo a catturarne l’immagine
con una nitidezza che la faceva sembrare vicina di un solo passo, quando in
realtà era lontanissima.
“Gli
piace proprio il suo lavoro.” pensò guardandolo.
“Vorrei
poter dire lo stesso del mio. Chissà se divertimento, quando troverò cumuli di
lavoro arretrato.”
Fece
un profondo respiro, cercando di non pensare al ritorno in ufficio. Proprio in
quel momento notò qualcosa di inusuale.
<<
Ehi, guarda che strani quei segni. >> disse Bailey a Zirko, indicando un
albero.
Sul
tronco c’erano delle scanalature simili a dei graffi o qualcosa del genere
dentro cui brillava una sostanza simile a polvere. Zirko le esaminò e le
orecchie si rizzarono di nuovo, impugnò la macchina fotografica che teneva
appesa al collo ed effettuò un paio di scatti, mentre Bailey lo osservò
incuriosita.
<<
Un unicorno è passato di qui. >> esordì emozionato.
Bailey
cominciò a guardarsi intorno, aspettandosi di vedere il leggendario cavallo
apparire da un momento all’altro.
<<
Si è dato una spuntatina al corno, è questo il motivo di questi segni
particolari. Guarda, a terra ci sono le impronte degli zoccoli. Forse c’è ne
più di uno. >>
<<
Io sapevo che non si muovevano in mandrie come i comuni cavalli. >>
<<
Invece lo fanno, ma è così raro vederli in gruppo che si pensa siano animali
solitari. >>
<<
Allora è possibile che ne vedremo più di uno? >>
<<
Chi lo sa, sarebbe un bel colpo. >>
<<
Lo dici da un punto di vista di soddisfazione professionale o monetaria?
>>
<<
Soddisfazione professionale. >>
<<
Non lo dici con una faccia convincente. >>
<<
Va bene, anche monetariamente. Però quello è l’ultimo dei miei pensieri adesso.
Se riusciamo a raggiungere il lago, forse avremmo una possibilità di vederli.
>>
Bailey
era eccitata, sperava davvero di avere questo colpo di fortuna. Quante persone
al mondo potevano vantare di aver potuto vedere una mandria di unicorni? Cominciò
a discendere il sentiero verso cui le impronte si dirigevano, felice di star
finalmente avvicinandosi agli unicorni; dietro di lei Zirko le raccomandava di
fare attenzione.
Si
fermò solo quando non vide più le impronte, si guardò intorno spostando le
foglie secche oppure sbirciando dietro i cespugli, ogni tanto controllò persino
sui tronchi degli alberi che ci fossero segni di corno. Sentì in quel momento
lo scricchiolio tipico del legno, si voltò pensando ad un unicorno, ma ciò che
il suo sguardo incrociò fu quello di un grosso occhio leggermente opaco,
racchiuso in una cornice di legno.
Gli
alberi, lo sanno tutti, non possono camminare… a meno che non si parli di un
elementare della foresta. Un vecchio pino aveva deciso di sradicarsi dal suo
giaciglio perché infastidito dalla presenza di estranei nella sua foresta, le
radici si mossero come grossi piedi verso Bailey mentre i due grandi occhi non
smettevano di puntarla e la bocca mimetizzata nel tronco si apriva pian piano
rivelando una folta dentatura di legno scheggiato. Bailey aveva sentito parlare
di quel tipo di mostro, ma non ne aveva mai visto uno prima d’ora… però ne
aveva sentite di storie terrificanti su gente gravemente ferita o uccise. Due
dei rami più grossi divennero braccia e mani che lentamente si piegarono su di
lei, sapeva di dover scappare ma la paura in quel momento le aveva bloccato le
gambe e nonostante nella sua testa urlasse di andarsene, non ci riusciva.
Zirko
la prese appena in tempo, caricandosela tra le braccia nonostante il peso
aggiunto dello zaino. Soffiò all’albero mostro come un gatto e scapparono dalla
creatura, troppo lenta per poterli inseguire.
<<
Madre troll! L’abbiamo scampata per un pelo! >> esclamò Zirko, fermandosi
solo dopo aver distanziato il mostro.
<<
Sei stata fortunata scricciolo, quelle creature sono parecchio pericolose. Per
fortuna quello era troppo vecchio per inseguirci. Devi stare attenta quando
esplori un Dungeon di foresta, proprio perché potresti… >>
Zirko
si fermò a parlare, rendendosi conto solo ad un certo punto che Bailey, ancora
tra le sue braccia, stava tremando e piangendo in silenzio. Zirko sapeva che la
ragazza aveva trent’anni, ma il suo aspetto da ragazzina, in quel momento
sconvolto per la paura, gli spezzò il cuore e cercò di rassicurarla. Il viaggio
era stato fin troppo lungo, decise che entrò un altro giorno non avessero
trovato gli unicorni, avrebbero definitamente abbandonato l’impresa. La salute
della sua compagna di viaggio era più importante di una foto con un soggetto
ricercato.
Un
tardo pomeriggio Zirko e Bailey riuscirono a raggiungere il lago, accompagnati
da una leggera e fredda pioggerellina.
Il
lago era piatto come una tavola e azzurro grigio, sulle sponde di ciottoli
bianchi crescevano folti cespugli di Lisca lacustre e Stiancia, il rumore
dell’acqua che si infrangeva sulla riva era melodioso, a Bailey ricordava
quello del mare che, in quel momento, le sue orecchie recepirono come una
nostalgica canzone che non sentiva da anni. Camminarono sulle sponde per un bel
po' prima che Zirko propose di fermarsi per una meritata pausa.
<<
Ci penso io a montare la tenda, tu riposati pure. >> le disse il Troll.
Lei
si limitò ad annuire con la testa, troppo stanca per dare una risposta verbale.
Ogni
tanto Zirko tentò di iniziare conversazione, ma non riuscì a spronarla a
chiacchierare nemmeno una volta, rinunciandovi definitamente all’orario di
cena, dove aprirono la bocca solo per mangiare una leggera quanto confortante
zuppa di verdure.
<<
Domani pomeriggio lasciamo il dungeon. Non penso che troveremo più gli
unicorni. >> annunciò il troll ad un certo punto.
Bailey
esternamente non reagì alla notizia, ma dentro ne rimase scioccata.
Aveva
senso se non riuscivano a trovare gli unicorni, ma aveva capito da subito che
il reale motivo era dovuto per lei e questo la fece sentire in colpa. Se solo
avesse avuto più forza, avrebbe tentato di convincerlo a continuare… ma era
troppo stanca per farlo, e onestamente non vedeva l’ora di tornarsene nel suo
appartamento, o più precisamente, a nascondersi di nuovo dentro di esso.
<<
Comunque ti ringrazio di avermi accompagnato. >> esordì Zirko.
Bailey
alzò la testa sorpresa.
<<
È stato bello avere un po' di compagnia, per una volta. Sono sempre da solo quando
devo lavorare, quindi… è stato un bel cambiamento. >>
La
ragazza annuì debolmente, chiedendosi se glielo stesse dicendo per non farla
sentire malinconica o se fosse onesto… in ogni caso, pensò a quanto doveva
essere difficile fare un lavoro del genere per proprio conto.
<<
Cosa farai dopo? >> riuscì a chiedergli Bailey.
Zirko,
sorpreso dalla domanda, impiegò qualche minuto per rispondere.
<<
Non lo so. Forse proverò ad unirmi a qualche gruppo di esploratori per
arrotondare, o potrei tornare a casa e vedere di trovare lavoro lì. >>
Zirko
parlava con una sorta di serenità, ma Bailey notò un’espressione inusuale…
quasi insincera.
Poi
il troll tirò fuori due birre tenute fino a quel momento nascoste e propose un
brindisi.
<<
A cosa vuoi brindare? >> le chiese la ragazza perplessa.
<< A qualunque cosa ci faccia piacere. >>
Il
giorno successivo Bailey si svegliò inusualmente calma.
Quel
mattino non sentiva la stanchezza del viaggio o il mal di testa dovuto alla
birra troppo forte, uscì dalla tenda tranquillamente come se si stesse per
recare al lavoro e si fermò ad ascoltare la natura che si svegliava mentre, oltre
la cima delle montagne, il cielo cominciava ad illuminarsi della luce dell’alba.
C’erano state altre volte in cui si era svegliata relativamente presto, ma
l’alba vista dalla riva di un lago era un’esperienza speciale. Si sedette
vicino alla riva ad osservare il panorama, con l’acqua che gorgogliava e gli
uccelli che cominciavano a cantare gentilmente. Era strano che proprio lì, in
un posto in cui non era mai stata prima, si sentiva in pace con sé stessa per
la prima volta dopo tanto tempo.
Pensò
che non volesse più andare via da lì. Piuttosto che tornare in città a
continuare un lavoro che non le piaceva e condurre una vita insoddisfatta, era
pronta diventare un’eremita e vivere in mezzo alla natura tra alberi mostro,
piante carnivore e insetti molesti.
“Questo
sì che potrebbe essere un articolo che potrei scrivere sul mio blog.” Pensò
poco seriamente.
Continuò
ad ammirare il panorama in silenzio.
Poi
ad un certo punto, come una visione, si rese conto che stavano avvicinandosi cautamente
alla sua destra degli unicorni.
Erano
in quattro, tre adulti e un puledro, con il manto bianco come la neve, criniere
setose che scivolavano sui lunghi colli con lievi riccioli sparsi e i corni
sulla fronte lunghi e scintillanti.
Maestosi.
Era questa l’unica parola che per Bailey suonava più adatta per descriverli. Anche
se era il solo corno a renderli diversi dagli altri equini, erano poche le
creature che potevano competere con la loro regalità.
Non
osò muoversi per non spaventarli, cercò di chiamare sottovoce Zirko, cercando
di voltarsi verso la tenda senza riuscirci. Il puledro, il cui corno era più
corto e meno lucente rispetto a quello degli adulti, le si avvicinò con occhi
curiosi. Arrivò quel tanto vicino da sfiorarle le gambe con il muso, Bailey ne
sentiva l’odore che ricordava un misto frutti di bosco e vaniglia.
“Che
faccio? Che faccio?” si ripeté ansiosa.
Ad
un certo punto il cucciolo cominciò a strusciarsi sulla sua spalla, forse per
avere una sua reazione, gli adulti invece non sembravano preoccupati, ma
continuavano a fissarla con attenzione con i loro occhi grigio perla.
“Andiamo
piccolo! Che vuoi che faccia?” disse la ragazza al
cucciolo.
Fu
allora che il piccolo si appoggiò con il muso sul suo grembo, socchiudendo gli
occhi con espressione serena. Bailey, colta di sorpresa, non poté che restarne
commossa, le sembrava di avere un bambino in collo che condivideva con lei un
semplice atto di dolcezza. Mentre le lacrime scorrevano avvicinò lentamente la
mano sulla testa del cucciolo, incerta se poteva osare tanto. Di solito quel
genere di reazioni porta a conseguenze, ma era così rapita da tanta tenerezza
che non ci pensò nemmeno. Morbido… caldo…. Bailey non aveva mai accarezzato
niente di così innocente nella sua vita, era forse dovuta alla magia di cui
erano intrisi gli unicorni, oppure era la loro naturale innocenza? Il cucciolo
sembrò goderne perché fece un sospiro soddisfatto, e anche Bailey si sentì
altrettanto appagata.
Dopo
essersi goduto una bella coccola gratuita, se ne tornò dai genitori con un
allegro trotto e tutta la famiglia, quietamente, se ne tornò nella foresta in
silenzio, così com’erano venuti. Bailey riprese a respirare, emozionata per
l’esperienza. Solo allora poté voltarsi e vedere che Zirko era riuscito a
fotografare tutta la scena, sorridendo incredibilmente soddisfatto.
<<
È stato… fantastico! >> le disse, altrettanto commosso.
[1] I fuochi
fatui sono fiammelle solitamente di colore blu o celeste che si manifestano a
livello del terreno in luoghi come i cimiteri, le paludi e gli stagni nelle
brughiere. Il periodo migliore per osservarli parrebbe essere nelle calde sere
d'agosto.
[2] L'obiettivo
fotografico (a volte chiamato ottica o anche lente) è il dispositivo ottico
utilizzato nelle macchine fotografiche, per formare le immagini luminose
riprese dalla realtà. È generalmente composto da un complesso insieme di lenti
(sistema diottrico), vari elementi in vari gruppi, o più raramente da un misto
di lenti e specchi, e presenta spesso la possibilità di poter regolare un
diaframma interno ed anche la messa a fuoco.
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