Dungeon Photographer - Capitolo 1

Capitolo 1: Maginet

 

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Praticamente gli stessi dati dello scorso mese, e di quello prima ancora, anche meno in realtà.

Bailey sbuffò frustrata, passandosi ripetutamente le mani tra i suoi biondi ricci. Si chiese, di nuovo, perché il suo blog non stava funzionando. Eppure, si stava impegnando a creare dei contenuti chiari ed esaustivi, controllava sempre che non ci fossero errori di grammatica, e si assicurava di aggiungere nella giusta quantità foto attinenti agli argomenti e, se poteva; anche dei video. Di norma, con questi elementi, un blog sulle esplorazioni dei Dungeon dovrebbe attirare un discreto pubblico. Bailey si mise a cercare su Maginet[1] altri siti che trattavano lo stesso argomento, sperando di trovare così una spiegazione su cosa differenziava il suo piccolo angolo di web con gli altri.

Oggi giorno, in un mondo così altamente sviluppato, si tende a pensare alle perlustrazioni dei Dungeon come una sorta di tradizione perduta dei bisnonni. Prima della globalizzazione, dell’evoluzione della tecnomagia e l’espansione delle comunicazioni, era partecipando a queste cosiddette missioni con altre persone che si entrava in contatto con le altre culture. Poi, pian piano, erano state soppiantate da un crescente quanto più comodo maggiore flusso di beni, servizi e idee. Insomma, i Dungeon oggi si potrebbero considerare inutili e fuori moda, qualcosa che non ha più un posto nell’era moderna in cui si vive. Invece, da un paio di anni, l’esplorazione di questi luoghi fantastici aveva ritrovato, in un certo senso, il suo antico splendore sotto nuove vesti. Viaggi di gruppo, ricerca e cucina di cibi rari, istruzioni per un campeggio rilassante… su Maginet si poteva trovare di tutto e di più per soddisfare i gusti di tutti quanti.

Anche Bailey, da buona Halfling della nuova generazione, si era interessata all’argomento e aveva deciso di studiarlo a fondo, scoprendo una passione inaspettata per i luoghi incantati. Forse era nella natura degli Halfling restare affascinanti dai luoghi esotici e lontani, oppure era semplicemente quella che Bailey considerava la sua vocazione che, fin da piccola, l’aveva fatta sognare di viaggiare intorno al mondo. Aveva considerato la possibilità di fare la “travel blogger[2]”, ma si accontentava anche solo di lavorare nel campo del turismo.

<< Ed ecco il risultato: un bel niente. >> sentenziò a voce alta, da sola, mentre fissava lo schermo del computer.

Bailey Peintre, finita la scuola, si era immaginata di raggiungere i 30 anni sistemata con il lavoro, la vita sentimentale e soprattutto economicamente. Invece lavorava al call center di un ufficio che produceva immobili magici, della sua relazione era meglio non parlarne e a soldi era fortunata a dividere le spese grazie al sostegno della famiglia. Tutto il contrario di ciò che aveva voluto per sé stessa.

Si alzò dalla scrivania e si preparò una tisana rilassante, l’ultima cosa di cui aveva bisogno era di innervosirsi.

Si accomodò sul divano e le cade l’occhio, come la vita volesse punzecchiarla, sulle riviste di viaggi nei Dungeon. Un giornale era rimasto aperto su un articolo in cui intervistavano un ragazzo che era diventato famoso grazie all’idea di coltivare degli orti in quei luoghi specifici. Si parlava del fatto che gli ortaggi avevano un sapore eccellente e molti ristoranti lo contattavano per averli, un’altra riga invece spiegava che l’idea era nata per la sua passione per la natura e la coltivazione, storia che aveva condiviso anche nel suo blog personale.

<< Persino le verdure hanno più successo di me. >> commentò Bailey.

Bailey non aveva scelto a caso l’argomento del suo blog.

Il tema dei viaggi non era dovuto dalla sola passione, ma anche dagli studi conseguiti riguardanti i viaggi, culminati con ben meritati diplomi e attestati. Forse, se fosse riuscita a diplomarsi un po' prima, non avrebbe faticato a trovare un qualsiasi lavoro attinente a ciò che aveva studiato così tanto diligentemente, e nel frattempo che questa ricerca era andata avanti, pensando di fare qualcosa di speciale, aveva aperto il suo “Halfling Around”. Quando aveva deciso di aprire il blog aveva fantasticato tanto sull’attenzione che avrebbe ricevuto, i commenti entusiasti dei follower e, in particolare, alla gente che avrebbe conosciuto. Aveva cominciato con grande entusiasmo, che si avvicinava a ciò che le piaceva… che però non stava dando i frutti sperati.

“Cosa c’è che non va? Cosa mi manca che gli altri hanno?” chiese a sé stessa.

Era frustrante non avere una risposta. Cosa permetteva agli altri siti di spiccare, anche se ottenevano solo un discreto successo?

<< I tuoi contenuti sono buoni, ma sono troppo “basici”. >> fu la risposta che le diede sua sorella Amaranta al telefono.

A vederle non si sarebbero detto che fossero sorelle: mentre Bailey era riccia e bionda con la carnagione chiara e gli occhi castano scuro, Amaranta invece era bruna e con i capelli lisci, con una bella carnagione abbronzata e gli occhi cerulei.

Quando Bailey aveva bisogno di un’opinione onesta sapeva di poter contare su sua sorella, anche quando si trattava di cose che potevano farla restare male.

<< Conosci l’argomento e lo tratti bene. Però in generale… è abbastanza elementare. Dovresti raffinarlo, rendendolo più personale e più dettagliato. >> le suggerì Amaranta.

<< E come? Che posso fare di più? >> le chiese Bailey, con un lieve tono spazientito.

Si stava già impegnando tanto per il blog, sentirsi dire che non bastava la stressava.

<< Beh, per esempio, potresti provare a partecipare a campagne di esplorazione più impegnative. Per ottenere più esperienza sul campo. >>

Bailey fece una smorfia contrariata, fortuna che al telefono sua sorella non poteva vederla.

Eppure, sua sorella sapeva che quell’argomento toccava un nervo scoperto.

Nonostante conoscesse l’argomento, non si poteva dire che fosse una eccellente avventuriera. Non era agile, forte o veloce, difatti si poteva dire che il suo fosse più un ruolo di supporto, lì dove poteva esserlo.

<< Non so se mi conviene tentare di partecipare con dei gruppi. Lo sai che non mi piacciono quelli che prendono troppo sul serio le missioni. >> rispose Bailey, trovando il coraggio di esternare la propria opinione.

<< Però potrebbe darti una mano con il blog. >> le rispose Amaranta, stavolta con un tono più cauto.

<< Pensaci, sarà un bel modo per fare nuove esperienze, uscire di casa e… >>

<< Si, si. Ci penserò. Grazie. >>

Amaranta si interruppe, sapendo di aver forse detto troppo. Chiuse la chiamata con un “ti voglio bene”, e ricordando alla sorellina che per qualunque cosa avesse bisogno poteva chiamarla.

Di nuovo sola con i propri pensieri, Bailey rifletté.

Il groviglio di pensieri, uno più complesso dell’altro, la fece prendere dallo sconforto e dalla paura di aver perso tempo prezioso dietro una cosa che, se prima aveva amato, adesso la riteneva inutile. Ed era una sensazione orribile. Come una clessidra rotta che perdeva la sua sabbia, si vedeva scivolare via il tempo che avrebbe potuto impiegare per cose più importanti e che, forse, le avrebbe permesso di prendere una scorciatoia che avrebbe potuto evitarle quella situazione. Anche se non pianse, le lacrime scorrevano lo stesso, come già altre volte era successo.

 

Un’altra chiamata al telefono, un altro cliente che voleva lamentarsi del fatto che il suo poggiapiedi magico non rispondeva al comando di avvicinarsi affinché il suo padrone potesse appoggiarvisi sopra. Bailey riuscì a calmare la persona al telefono senza perdere la pazienza a seguito dell’atteggiamento maleducato che gli rivolse, dandogli le corrette istruzioni per far funzionare l’oggetto e chiudendo la comunicazione con un poco sincero “buongiorno”. Libera dall’interferenza, riprese il suo lavoro al computer, premendo in rapida successione di pulsanti della tastiera.

Lavorare in ufficio non era il lavoro dei suoi sogni, però l’aiutava a pagare le bollette. Per essere solo un ufficio dedicato ai mobili magici c’era sempre molta animazione, in particolare durante l’orario mattutino quando si rispondeva alle chiamate continue dei clienti che spesso, per un motivo o per un altro, dovevano lamentarsi di qualcosa spesso molto stupido. Il telefono non era il solo incarico che veniva affidato a Bailey, ogni tanto le affidavano compiti un po' più impegnativi come riordinare l’archivio oppure imparare a conoscere gli ultimi immobili magici sul mercato.

Era un lavoro stancante? Abbastanza.

Era un lavoro stressante? Molto.

Non per niente la pausa pranzo era sempre attesa con trepidazione, dal dipendente part-timer al dirigente col posto fisso.

Per fortuna Bailey aveva il pomeriggio libero quel giorno, ciò voleva dire tornare presto a casa per mangiare cibo che non era di mensa e guardare in tempo le proprie serie televisive preferite. Le faccende di casa? Sì, forse le avrebbe fatte, se in caso se la fosse sentita. A metà mattinata una collega le propose una breve pausa caffè che accettò volentieri, dopo due lunghe ore di chiamate le sue orecchie avevano bisogno di una pausa e lei di tirare un sospiro di sollievo. Quasi di volata scesero al bar che, come al solito, era affollato di altrettanti dipendenti che necessitavano di una precoce nuova scorta di caffeina. Tra sederi di centauri, elfi spilungoni che non si spostavano nemmeno chiedendolo e umani chiassosi, riuscì ad affacciarsi al bancone e chiedere un cappuccino fumante e bello schiumoso come piaceva a lei. Già dal primo caldo sorso si sentì meglio, mancava solo un bel cornetto d’accompagnamento. Lei e la collega, un’umana sulla sessantina che vestiva spesso di tonalità azzurre come i suoi occhi di nome Elvira, si misero a parlare del più e del meno, tra pettegolezzi e passatempi. Proprio lei, sapendo della passione di Bailey per i Dungeon, le parlò di una nuova applicazione chiamata “Dungeon Follower”.

<< È una specie di bacheca virtuale. >> cominciò a spiegare, agitando le mani ornate sempre da bei anelli. << È per chi ha bisogno di persone per le proprie campagne o progetti. Come si faceva ai vecchi tempi, che si mettevano gli annunci scritti sui giornali o sulle lavagne esposte in paese. >>

<< E dici che sono divisi anche per tipo di “impresa”? >> chiese Bailey interessata.

<< Proprio così. Il figlio di una amica, che studia per diventare archeologo, l’ha usata per formare un gruppo che andasse ad esplorare un’area con delle rovine. All’università non trovava nessuno abbastanza capace per il progetto, perciò si è affidato a questa app ed ha conosciuto altri ragazzi con la stessa passione, che gli hanno dato una mano. >>

<< Oh, molto particolare. >>

<< Provalo, forse c’è qualcuno che potresti incontrare. >>

Bailey non lo diede a vedere, ma cercò di non mostrarsi perplessa sulla proposta della collega. Le tornarono in mente le parole della sorella, sul tentare di partecipare di nuovo ad una campagna. Non credeva nelle coincidenze, ma sembrava quasi fatto apposta.

“Oh beh, dargli un’occhiata non mi costa nulla.” pensò.

L’App esisteva da meno di un anno, ma aveva già molti iscritti. La grafica semplice era compensata con la sua struttura ben organizzata sulla divisione delle missioni, etichettate per tipologia, difficoltà e persino numero di partecipanti. Bailey provò una forte nostalgia nel leggere richieste, era passato tanto tempo dall’ultima volta che si era messa a cercare un party, l’ultima volta si usavano ancora i forum[3]. Erano bei tempi quelli, semplici e divertenti.

“Ovviamente, c’è soprattutto roba troppo impegnativa.” Pensò, mentre leggeva le proposte.

Non tutte le proposte erano fatte per lei, in molte cercavano gente esperta e con quello aveva la scusa di potersi tirare indietro, altre, invece; sembravano più vicine alle sue corde. Stava davvero considerando di aggregarsi ad un party, fissava il tasto “partecipa” con determinazione… e al tempo stesso con ansia. Molta ansia.

“No. No. Non qui.” si disse.

La sua mente era serena, ma il suo cuore aveva cominciato a battere all’impazzata, senza preavviso.

Il sentimento, più debole della ragione, non era ancora in grado di sopportare l’argomento.

Non voleva avere un attacco di panico in ufficio, sarebbe stato troppo umiliante. Chiuse l’applicazione con la scusa di tornare al lavoro, in quel modo non avrebbe avuto la tentazione di continuare a guardare e ricordare cose del passato che non voleva riportare a galla. Mentre era in ascensore, un ping dal telefono la costrinse a guardarlo: sullo schermo c’era una notifica di Dungeon Follower che diceva “richiesta in fase di accettazione”.

<< Cavolo! Che ho combinato? >> esclamò sorpresa Bailey.

Si rese conto che, anziché cacciare l’app, aveva involontariamente accettato una proposta.

Fece scivolare le dita sullo schermo per annullare l’operazione, imbarazzata per un errore così sciocco. Prima che potesse annullare tutto si fermò a leggere la cosiddetta missione, rendendosi conto che non era come le altre:

 

TITOLO: ASSISTENTE FOTOGRAFO.

 

DETTAGLI OFFERTA MISSIONE: TRASFERTA FUORI CITTA’, VITTO E ALLOGGIO COMPRESI.

 

RETRIBUZIONE: 1000 AURI.

 

DESCRIZIONE DELLA POSIZIONE: Cercasi assistente provvisorio, possibilmente donna, per mansione di porta borse/ assistente per periodo di due settimane circa. Non sono necessari requisiti speciali o il saper combattere, il candidato deve saper essere solo molto silenzioso.

 

“Che strana richiesta.” pensò Bailey.

Ok, tecnicamente parlando non era tanto strano visto che c’erano anche richieste che non comprendevano per forza la sola avventura, però era la prima volta che leggeva qualcosa che aveva a che fare con la fotografia. Analizzò il messaggio più volte, non era necessario combattere ma solo di essere molto silenziosi – e modestamente, gli Halfling erano molto bravi in quello -, vitto e alloggio erano compresi nel prezzo… però quei soli 1000 Auri non erano esattamente convenienti per due settimane di lavoro e il candidato “possibilmente donna” le puzzava un po'.

“Però … visto che non sono richieste particolari abilità, un pensiero c’è lo potrei fare.”

Il pollice rimase in parallelo sopra il tasto “cancella” per un lungo intenso minuto, il tempo in cui Bailey fece avanti e indietro con l’indecisione. Una successiva comunicazione la informò che sarebbe stata ricontatta dal richiedente del lavoro quanto prima per ulteriori dettagli.

“Sarà sicuro una cavolata.” Pensò, pentendosi del suo gesto. “Posso dire sempre di no, dopo.”

 

Di solito il tram di Glimmerpeak si muoveva lento e tranquillo mentre attraversava la città, invece quel giorno era sorprendentemente veloce, forse per il fatto che era quasi vuoto essendo un giorno festivo, o forse perché voleva portare subito Bailey a destinazione. Effettivamente, non vedeva l’ora di togliersi il pensiero dell’appuntamento.

Chissà che tipo era la persona in cerca di un’assistente fotografico.

Quando aveva risposto alla chiamata, aveva risposto un ragazzo dalla voce giovane e affabile, il che la faceva ben sperare che fosse un tipo normale.  

La persona che doveva vedere si trovava in una zona molto lontana della città, sarebbe dovuta scendere al capolinea del percorso e poi proseguire a piedi per circa un quarto d’ora, forse venti minuti al massimo. Superata la solita fermata a cui era abituata a scendere, Bailey aveva cominciato a prestare attenzione al nome delle altre piattaforme di sosta e ai quartieri che stava attraversando, così nuovi per lei che non c’era mai stata, nonostante vivesse a Glimmerpeak da quasi dieci anni. Il tram sembrò ad un certo punto girare intorno a sé stesso mentre scendeva lungo il pendio della città, come se volesse girare intorno a tutta la montagna su cui si ergeva, e man mano che andava sempre più giù il mare diventava sempre più vicino.

Arrivò finalmente a destinazione: quartiere Little Drop.

Non c’era mai stata da quelle parti, ci era sempre passata sopra ogni volta che aveva preso un bus o l’automobile per attraversare il ponte che collegava i due punti della città. Era un quartiere portuale, imbarcazioni di piccole dimensioni attraccavano nel porticciolo di pietra che fungeva anche da Lungomare, in bella mostra come una speciale collezione. Le navi di più grandi dimensioni, invece; attraversavano il canale per immettersi nella grande insenatura doveva si trovava il porto principale. Le case erano quasi tutte base e spesso non superavano i tre piani rispetto a quelle del centro città, ma di certo erano più belle e quasi tutte tendevano a caldi colori autunnali, così come gli alberi pronti al cambio di stagione. Il ponte Dorso di Drago si stagliava imponente all’orizzonte, con le macchine e i camion che lo attraversavano senza un momento di paura.

“Bel posticino, ci vivrei qui.” pensò Bailey, godendosi il nuovo panorama.

Fece affidamento alla mappa sul telefono per rintracciare l’indirizzo in cui si trovava l’ufficio da raggiungere.

Dopo tanto camminare per le vie alberate da cui piovevano foglie gialle e rosse, arrivò finalmente davanti ad una palazzina a due piani rosso mattone e con larghe finestre dalla cornice bianca. Analizzò i campanelli dei numeri civici fino a quando non trovò quello corrispondente al nome della persona che stava cercando.

<< Zirko Grönsten – Fotografo. Dal nome deve essere un nano. >>

Curiosa come non mai, Bailey premette il citofono e dopo qualche minuto rispose una voce maschile, la stessa che aveva sentito al telefono:

<< Chi è? >>

<< Ehm… sono Bailey Peintre, vengo per l’annuncio di assistente. Avevamo parlato al telefono l’altro ieri… >>

<< Ah, sì! Mi ricordo! Ti stavo aspettando. Sali pure, sono al primo piano. >>

La porta si aprì, ignorò l’ampio ingresso al piano terra da cui proveniva della musica e salì la rampa di scale davanti a sé fino al primo piano, fermandosi davanti alla porta che citava, di nuovo, il nome del fotografo.

“E va bene, è il momento della verità. Ricorda: puoi sempre dire di no.”

La porta era già aperta, la scostò leggermente.

La prima cosa che le si presentò davanti fu la gigantografia di una sirena seduta su uno scoglio, con lo sguardo sognante verso l’orizzonte, illuminato dal sole del tramonto per metà già immerso nel mare. Fissò la foto rapita, ogni elemento di quello scatto era perfetto… una vera e propria opera d’arte, se poteva osare dirlo.

<< Allora, così tu sei Bailey. Molto piacere. >>

La ragazza si voltò e dovette alzare la testa molto in alto per riuscire ad incrociare gli occhi di quel tale chiamato Zirko. Bailey si era sbagliata. Non era un nano quello che pensava di incontrare, bensì un troll.

Nani e Troll avevano in comune l’usanza di avere nomi basati su pietre o minerali, motivo per cui Bailey aveva pensato che il fotografo fosse un Nano. Ma non stava pensando a quello, in quel momento.

“Diamine! Che figo pazzesco” fu il primo pensiero di Bailey, vedendo Zirko.

Era raro conoscere un Troll con un aspetto così attraente, almeno per i canoni degli esseri umani.

Di solito i tratti distintivi di un Troll erano i nasi voluminosi, la muscolatura promittente e uno sguardo intenso che a volte induceva erroneamente al minaccioso, nonché l’eccessiva peluria sul loro corpo. Quel tipo era, invece; snello e atletico, con un bel volto affusolato con le guance ornate da lentiggini scure e il naso alla francese, uno sguardo amichevole illuminato dalle iridi color mostarda. Di primo acchito, poteva essere scambiato per un normale essere umano – infatti sembrava più uno di loro che un troll – ma i suoi tratti selvaggi erano da subito evidenti come la coda bella lunga, le iridi feline, la pella grigia come pietra e le orecchie larghe e leggermente appuntite. Era probabilmente un Changeling, non c’era alcun dubbio.

<< Ben arrivata, io sono Zirko Grönsten. >>

<< P-piacere, sono bella… cioè, sono Bailey. >> riuscì a dire la ragazza dopo pochi minuti.

Si era resa conto appena in tempo che lo stava fissando a bocca aperta come un’idiota.

<< Ti ringrazio per essere venuta, cominciavo a disperare che qualcuno rispondesse all’annuncio. >> le rispose, porgendole la mano.

Bailey la strinse ed ebbe un brivido: la pelle era dura e morbida allo stesso tempo.

Non aveva idea a cosa paragonarlo, ma di certo era un tocco piacevole.

Lo studio era piccolo e accogliente, sarebbe potuto passare per un piccolo appartamento visto che era dotato di un piccolo cucinino in cui stava bollendo una grossa caffettiera arancione. La saletta per accogliere gli ospiti era luminosa grazie alla grande finestra che si affacciava sul porto, con un bel divanetto bianco da un lato e un’ampia scrivania dall’altro, su cui stava un largo computer in quel momento acceso sul desktop. Su ogni muro erano appese delle foto, una più bella dell’altra. In una era ritratta una famiglia di Pegaso che nuotava in un lago all’alba, in un’altra invece un cerbero – lupo che camminava in un paesaggio innevato con lo sguardo rivolto verso un chissà quale obiettivo. Tutti i soggetti erano principalmente animali, solo in un paio erano ritratti individui come centauri e sirene.

Zirko cominciò il colloquio chiedendo a Bailey le classiche domande su chi fosse, cosa facesse nella vita e i suoi interessi. Zirko annuì, la guardava serio ma senza metterla in soggezione, più che altro concentrato ad ascoltarla. Si chiese se fosse un bene o un male.

Quando le chiese in che modo avesse trovato la sua richiesta sull’app, rispose onestamente:

<< Beh, ammetto che è stato un caso. Ho pigiato il tasto di conferma senza volerlo… >> disse, cercando di non sembrare stupida. << Su “Dungeon Follower” ci sono più campagne esplorative, che di fotografie. Ammetto che non pensavo che esistessero. >>

<< Ci sono, anche se poche. È solo che all’algoritmo piace dare precedenza a quell’altro genere. >>

<< Ma quindi… come funziona? Cosa fa un’assistente fotografo? >>

<< Ti spiego meglio. Come avevo accennato nell’annuncio, l’assistente di cui ho bisogno non deve essere per forza un esperto in materia, ma che possa principalmente aiutarmi con il trasporto del materiale, montaggio delle luci e dei vari accessori. Cose molto semplici, insomma.

E che sia silenzioso. Tu sei silenziosa, signorina Bailey? >>

<< Sono un Halfling, siamo molto bravi in questo. E portare roba pesante non è un problema, mi sono fatta i muscoli spostando i faldoni in ufficio. >>

Erano risposte un po' esagerate quelle di Bailey, ma era dimostrando di essere sicura di sé stessa che aveva trovato il suo attuale lavoro.

Il brontolare della caffettiera interruppe per un momento la conversazione, il tempo di riempire le tazze e sorseggiare la bevanda finché era calda. Lei aveva già bevuto due cappuccini quel mattino, una terza tazza non era un problema.

<< Mi sembri molto determinata, ma non basta solo quello in questo lavoro. Ci tengo a precisare che la mansione si svolgerà fuori città, nella foresta di White Warthog. >>

<< È bello lontano, perché proprio lì? >>

Zirko allargò le braccia teatralmente, indicando con la testa le varie foto appese.

<< Sono un fotografo naturalista. Il mio lavoro consiste nell’andare in mezzo alla natura e fotografarla, flora o fauna che sia. Queste che vedi sono tutte “opere” mie. >>

Bailey roteò la testa avanti e indietro, stupita che quei meravigliosi scatti fossero stati fatti tutti da lui. Pensò che dovesse essere un lavoro impegnativo, se aveva a che fare con gli animali, alcuni dei quali notoriamente pericolosi.

Proprio allora le venne in mente una cosa:

<< Credevo che si dovesse andare in un Dungeon. >>

<< Si e no. A White Warthog si è creato un Dungeon temporaneo per un picco di energia magico. I naturalisti dicono che durerà un paio di settimane, la situazione perfetta per fotografare un soggetto speciale. >>

<< Davvero? Di che si tratta? >>

Bailey notò che le larghe orecchie del troll calarono leggermente all’ingiù e fece una lieve smorfia imbarazzata. Strinse le mani e fece un profondo respiro.

<< Prima di risponderti, devo farti una domanda delicata… che è legata al motivo per cui voglio un’assistente donna… >>

Bailey strinse la tazza del caffè, curiosa di sentire la ragione.

<< Sei vergine? >>

Bailey arrossì di colpo come un pomodoro. Che razza di domanda era?!

<< È davvero necessario saperlo? >> chiese imbarazzata e offesa, alzandosi dal divano.

<< Unicorni! È questo motivo! >> si affrettò a spiegare il troll.

Prese un giornale regionale che parlava dell’appena citata foresta e della possibile presenza degli unicorni al suo interno. La ragazza aveva effettivamente sentito qualcosa a riguardo, ma non credeva che si trattasse proprio di quelle pure creature, visto che erano rare da avvistare e molto spesso venivano confuse con dei pegasi. Zirko però era sicuro di trovarli e di poterli fotografare, il che avrebbe rappresentato un ottimo scatto da aggiungere al suo portfolio.

<< Visto che è risaputo che gli unicorni si avvicinano solo alle donne vergini… questo è l’unico modo che mi viene in mente per riuscire ad incontrarli. >>

<< Sì, in questo modo l’annuncio ha molto più senso. Ma avresti dovuto specificarlo, leggendolo suonava molto ambiguo. >>

<< È vero, lo ammetto. Però avevo paura che così facendo avrebbe attirato l’attenzione di altri esploratori come blogger, zoologi e cacciatori. Insomma, troppa concorrenza. >>

<< Non hai tutti i torti. Visto come stanno le cose però, 1000 auri sono pochi. >>

<< So che è poco come compenso, purtroppo per ora non posso permettermi spese troppo alte, ho tagliato molte cose dal budget. Però ho assolutamente bisogno di aiuto.

Se non hai intenzione di accettare, capisco benissimo e non insisterò. Ti chiedo solo di pensarci, almeno per un po'. >>

Non era una proposta banale quella del troll.

Un lavoro fuori città, in mezzo alla natura, in un Dungeon tra l’altro… era tanta roba, a dimostrazione si trattava di una missione a tutti gli effetti. Impegnativa, difficile e forse pericolosa. Non le piaceva dare subito risposte, gli disse che ci avrebbe pensato e tornò a casa.



[1] Gioco di parole tra “magico” e “Internet”

[2] Un travel blogger è un influencer che condivide esperienze di viaggio online, ovvero un esperto di viaggi

[3] un forum è una piattaforma di discussione dove utenti possono conversare tramite messaggi scritti di determinati argomenti. Differiscono dalle chat di gruppo perché i messaggi sono tipicamente più lunghi.

Spesso all'interno dei forum, generalmente settoriali, si sviluppa una comunità virtuale.


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