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Praticamente
gli stessi dati dello scorso mese, e di quello prima ancora, anche meno in
realtà.
Bailey
sbuffò frustrata, passandosi ripetutamente le mani tra i suoi biondi ricci. Si
chiese, di nuovo, perché il suo blog non stava funzionando. Eppure, si stava
impegnando a creare dei contenuti chiari ed esaustivi, controllava sempre che
non ci fossero errori di grammatica, e si assicurava di aggiungere nella giusta
quantità foto attinenti agli argomenti e, se poteva; anche dei video. Di norma,
con questi elementi, un blog sulle esplorazioni dei Dungeon dovrebbe attirare
un discreto pubblico. Bailey si mise a cercare su Maginet[1] altri siti che trattavano
lo stesso argomento, sperando di trovare così una spiegazione su cosa
differenziava il suo piccolo angolo di web con gli altri.
Oggi
giorno, in un mondo così altamente sviluppato, si tende a pensare alle
perlustrazioni dei Dungeon come una sorta di tradizione perduta dei bisnonni.
Prima della globalizzazione, dell’evoluzione della tecnomagia e l’espansione
delle comunicazioni, era partecipando a queste cosiddette missioni con altre
persone che si entrava in contatto con le altre culture. Poi, pian piano, erano
state soppiantate da un crescente quanto più comodo maggiore flusso di beni,
servizi e idee. Insomma, i Dungeon oggi si potrebbero considerare inutili e
fuori moda, qualcosa che non ha più un posto nell’era moderna in cui si vive.
Invece, da un paio di anni, l’esplorazione di questi luoghi fantastici aveva
ritrovato, in un certo senso, il suo antico splendore sotto nuove vesti. Viaggi
di gruppo, ricerca e cucina di cibi rari, istruzioni per un campeggio
rilassante… su Maginet si poteva trovare di tutto e di più per soddisfare i
gusti di tutti quanti.
Anche
Bailey, da buona Halfling della nuova generazione, si era interessata
all’argomento e aveva deciso di studiarlo a fondo, scoprendo una passione
inaspettata per i luoghi incantati. Forse era nella natura degli Halfling
restare affascinanti dai luoghi esotici e lontani, oppure era semplicemente quella
che Bailey considerava la sua vocazione che, fin da piccola, l’aveva fatta
sognare di viaggiare intorno al mondo. Aveva considerato la possibilità di fare
la “travel blogger[2]”,
ma si accontentava anche solo di lavorare nel campo del turismo.
<<
Ed ecco il risultato: un bel niente. >> sentenziò a voce alta, da sola,
mentre fissava lo schermo del computer.
Bailey
Peintre, finita la scuola, si era immaginata di raggiungere i 30 anni sistemata
con il lavoro, la vita sentimentale e soprattutto economicamente. Invece
lavorava al call center di un ufficio che produceva immobili magici, della sua
relazione era meglio non parlarne e a soldi era fortunata a dividere le spese
grazie al sostegno della famiglia. Tutto il contrario di ciò che aveva voluto
per sé stessa.
Si
alzò dalla scrivania e si preparò una tisana rilassante, l’ultima cosa di cui
aveva bisogno era di innervosirsi.
Si
accomodò sul divano e le cade l’occhio, come la vita volesse punzecchiarla,
sulle riviste di viaggi nei Dungeon. Un giornale era rimasto aperto su un
articolo in cui intervistavano un ragazzo che era diventato famoso grazie
all’idea di coltivare degli orti in quei luoghi specifici. Si parlava del fatto
che gli ortaggi avevano un sapore eccellente e molti ristoranti lo contattavano
per averli, un’altra riga invece spiegava che l’idea era nata per la sua
passione per la natura e la coltivazione, storia che aveva condiviso anche nel
suo blog personale.
<<
Persino le verdure hanno più successo di me. >> commentò Bailey.
Bailey
non aveva scelto a caso l’argomento del suo blog.
Il
tema dei viaggi non era dovuto dalla sola passione, ma anche dagli studi
conseguiti riguardanti i viaggi, culminati con ben meritati diplomi e
attestati. Forse, se fosse riuscita a diplomarsi un po' prima, non avrebbe
faticato a trovare un qualsiasi lavoro attinente a ciò che aveva studiato così
tanto diligentemente, e nel frattempo che questa ricerca era andata avanti,
pensando di fare qualcosa di speciale, aveva aperto il suo “Halfling Around”. Quando
aveva deciso di aprire il blog aveva fantasticato tanto sull’attenzione che
avrebbe ricevuto, i commenti entusiasti dei follower e, in particolare, alla
gente che avrebbe conosciuto. Aveva cominciato con grande entusiasmo, che si
avvicinava a ciò che le piaceva… che però non stava dando i frutti sperati.
“Cosa
c’è che non va? Cosa mi manca che gli altri hanno?”
chiese a sé stessa.
Era
frustrante non avere una risposta. Cosa permetteva agli altri siti di spiccare,
anche se ottenevano solo un discreto successo?
<<
I tuoi contenuti sono buoni, ma sono troppo “basici”. >> fu la risposta
che le diede sua sorella Amaranta al telefono.
A
vederle non si sarebbero detto che fossero sorelle: mentre Bailey era riccia e
bionda con la carnagione chiara e gli occhi castano scuro, Amaranta invece era
bruna e con i capelli lisci, con una bella carnagione abbronzata e gli occhi
cerulei.
Quando
Bailey aveva bisogno di un’opinione onesta sapeva di poter contare su sua
sorella, anche quando si trattava di cose che potevano farla restare male.
<<
Conosci l’argomento e lo tratti bene. Però in generale… è abbastanza
elementare. Dovresti raffinarlo, rendendolo più personale e più dettagliato. >>
le suggerì Amaranta.
<<
E come? Che posso fare di più? >> le chiese Bailey, con un lieve tono
spazientito.
Si
stava già impegnando tanto per il blog, sentirsi dire che non bastava la
stressava.
<<
Beh, per esempio, potresti provare a partecipare a campagne di esplorazione più
impegnative. Per ottenere più esperienza sul campo. >>
Bailey
fece una smorfia contrariata, fortuna che al telefono sua sorella non poteva
vederla.
Eppure,
sua sorella sapeva che quell’argomento toccava un nervo scoperto.
Nonostante
conoscesse l’argomento, non si poteva dire che fosse una eccellente
avventuriera. Non era agile, forte o veloce, difatti si poteva dire che il suo
fosse più un ruolo di supporto, lì dove poteva esserlo.
<<
Non so se mi conviene tentare di partecipare con dei gruppi. Lo sai che non mi
piacciono quelli che prendono troppo sul serio le missioni. >> rispose
Bailey, trovando il coraggio di esternare la propria opinione.
<<
Però potrebbe darti una mano con il blog. >> le rispose Amaranta,
stavolta con un tono più cauto.
<<
Pensaci, sarà un bel modo per fare nuove esperienze, uscire di casa e… >>
<<
Si, si. Ci penserò. Grazie. >>
Amaranta
si interruppe, sapendo di aver forse detto troppo. Chiuse la chiamata con un
“ti voglio bene”, e ricordando alla sorellina che per qualunque cosa avesse
bisogno poteva chiamarla.
Di
nuovo sola con i propri pensieri, Bailey rifletté.
Il
groviglio di pensieri, uno più complesso dell’altro, la fece prendere dallo
sconforto e dalla paura di aver perso tempo prezioso dietro una cosa che, se
prima aveva amato, adesso la riteneva inutile. Ed era una sensazione orribile. Come
una clessidra rotta che perdeva la sua sabbia, si vedeva scivolare via il tempo
che avrebbe potuto impiegare per cose più importanti e che, forse, le avrebbe
permesso di prendere una scorciatoia che avrebbe potuto evitarle quella
situazione. Anche se non pianse, le lacrime scorrevano lo stesso, come già
altre volte era successo.
Un’altra
chiamata al telefono, un altro cliente che voleva lamentarsi del fatto che il
suo poggiapiedi magico non rispondeva al comando di avvicinarsi affinché il suo
padrone potesse appoggiarvisi sopra. Bailey riuscì a calmare la persona al
telefono senza perdere la pazienza a seguito dell’atteggiamento maleducato che
gli rivolse, dandogli le corrette istruzioni per far funzionare l’oggetto e
chiudendo la comunicazione con un poco sincero “buongiorno”. Libera
dall’interferenza, riprese il suo lavoro al computer, premendo in rapida
successione di pulsanti della tastiera.
Lavorare
in ufficio non era il lavoro dei suoi sogni, però l’aiutava a pagare le
bollette. Per essere solo un ufficio dedicato ai mobili magici c’era sempre
molta animazione, in particolare durante l’orario mattutino quando si
rispondeva alle chiamate continue dei clienti che spesso, per un motivo o per
un altro, dovevano lamentarsi di qualcosa spesso molto stupido. Il telefono non
era il solo incarico che veniva affidato a Bailey, ogni tanto le affidavano
compiti un po' più impegnativi come riordinare l’archivio oppure imparare a
conoscere gli ultimi immobili magici sul mercato.
Era
un lavoro stancante? Abbastanza.
Era
un lavoro stressante? Molto.
Non
per niente la pausa pranzo era sempre attesa con trepidazione, dal dipendente
part-timer al dirigente col posto fisso.
Per
fortuna Bailey aveva il pomeriggio libero quel giorno, ciò voleva dire tornare
presto a casa per mangiare cibo che non era di mensa e guardare in tempo le
proprie serie televisive preferite. Le faccende di casa? Sì, forse le avrebbe
fatte, se in caso se la fosse sentita. A metà mattinata una collega le propose
una breve pausa caffè che accettò volentieri, dopo due lunghe ore di chiamate
le sue orecchie avevano bisogno di una pausa e lei di tirare un sospiro di
sollievo. Quasi di volata scesero al bar che, come al solito, era affollato di
altrettanti dipendenti che necessitavano di una precoce nuova scorta di
caffeina. Tra sederi di centauri, elfi spilungoni che non si spostavano nemmeno
chiedendolo e umani chiassosi, riuscì ad affacciarsi al bancone e chiedere un
cappuccino fumante e bello schiumoso come piaceva a lei. Già dal primo caldo
sorso si sentì meglio, mancava solo un bel cornetto d’accompagnamento. Lei e la
collega, un’umana sulla sessantina che vestiva spesso di tonalità azzurre come
i suoi occhi di nome Elvira, si misero a parlare del più e del meno, tra
pettegolezzi e passatempi. Proprio lei, sapendo della passione di Bailey per i
Dungeon, le parlò di una nuova applicazione chiamata “Dungeon
Follower”.
<<
È una specie di bacheca virtuale. >> cominciò a spiegare, agitando le
mani ornate sempre da bei anelli. << È per chi ha bisogno di persone per
le proprie campagne o progetti. Come si faceva ai vecchi tempi, che si
mettevano gli annunci scritti sui giornali o sulle lavagne esposte in paese. >>
<<
E dici che sono divisi anche per tipo di “impresa”? >> chiese Bailey
interessata.
<<
Proprio così. Il figlio di una amica, che studia per diventare archeologo, l’ha
usata per formare un gruppo che andasse ad esplorare un’area con delle rovine.
All’università non trovava nessuno abbastanza capace per il progetto, perciò si
è affidato a questa app ed ha conosciuto altri ragazzi con la stessa passione,
che gli hanno dato una mano. >>
<<
Oh, molto particolare. >>
<<
Provalo, forse c’è qualcuno che potresti incontrare. >>
Bailey
non lo diede a vedere, ma cercò di non mostrarsi perplessa sulla proposta della
collega. Le tornarono in mente le parole della sorella, sul tentare di
partecipare di nuovo ad una campagna. Non credeva nelle coincidenze, ma
sembrava quasi fatto apposta.
“Oh
beh, dargli un’occhiata non mi costa nulla.” pensò.
L’App
esisteva da meno di un anno, ma aveva già molti iscritti. La grafica semplice
era compensata con la sua struttura ben organizzata sulla divisione delle
missioni, etichettate per tipologia, difficoltà e persino numero di
partecipanti. Bailey provò una forte nostalgia nel leggere richieste, era
passato tanto tempo dall’ultima volta che si era messa a cercare un party,
l’ultima volta si usavano ancora i forum[3]. Erano bei tempi quelli,
semplici e divertenti.
“Ovviamente,
c’è soprattutto roba troppo impegnativa.” Pensò, mentre
leggeva le proposte.
Non
tutte le proposte erano fatte per lei, in molte cercavano gente esperta e con
quello aveva la scusa di potersi tirare indietro, altre, invece; sembravano più
vicine alle sue corde. Stava davvero considerando di aggregarsi ad un party,
fissava il tasto “partecipa” con determinazione… e al tempo stesso con ansia.
Molta ansia.
“No.
No. Non qui.” si disse.
La
sua mente era serena, ma il suo cuore aveva cominciato a battere all’impazzata,
senza preavviso.
Il
sentimento, più debole della ragione, non era ancora in grado di sopportare
l’argomento.
Non
voleva avere un attacco di panico in ufficio, sarebbe stato troppo umiliante.
Chiuse l’applicazione con la scusa di tornare al lavoro, in quel modo non
avrebbe avuto la tentazione di continuare a guardare e ricordare cose del
passato che non voleva riportare a galla. Mentre era in ascensore, un ping dal
telefono la costrinse a guardarlo: sullo schermo c’era una notifica di Dungeon
Follower che diceva “richiesta in fase di accettazione”.
<<
Cavolo! Che ho combinato? >> esclamò sorpresa Bailey.
Si
rese conto che, anziché cacciare l’app, aveva involontariamente accettato una
proposta.
Fece
scivolare le dita sullo schermo per annullare l’operazione, imbarazzata per un
errore così sciocco. Prima che potesse annullare tutto si fermò a leggere la
cosiddetta missione, rendendosi conto che non era come le altre:
TITOLO:
ASSISTENTE FOTOGRAFO.
DETTAGLI
OFFERTA MISSIONE: TRASFERTA FUORI CITTA’, VITTO E ALLOGGIO COMPRESI.
RETRIBUZIONE:
1000 AURI.
DESCRIZIONE
DELLA POSIZIONE: Cercasi assistente provvisorio, possibilmente donna, per
mansione di porta borse/ assistente per periodo di due settimane circa. Non
sono necessari requisiti speciali o il saper combattere, il candidato deve
saper essere solo molto silenzioso.
“Che
strana richiesta.” pensò Bailey.
Ok,
tecnicamente parlando non era tanto strano visto che c’erano anche richieste
che non comprendevano per forza la sola avventura, però era la prima volta che
leggeva qualcosa che aveva a che fare con la fotografia. Analizzò il messaggio
più volte, non era necessario combattere ma solo di essere molto silenziosi – e
modestamente, gli Halfling erano molto bravi in quello -, vitto e alloggio
erano compresi nel prezzo… però quei soli 1000 Auri non erano esattamente
convenienti per due settimane di lavoro e il candidato “possibilmente donna” le
puzzava un po'.
“Però
… visto che non sono richieste particolari abilità, un pensiero c’è lo potrei
fare.”
Il
pollice rimase in parallelo sopra il tasto “cancella” per un lungo intenso
minuto, il tempo in cui Bailey fece avanti e indietro con l’indecisione. Una
successiva comunicazione la informò che sarebbe stata ricontatta dal
richiedente del lavoro quanto prima per ulteriori dettagli.
“Sarà sicuro una cavolata.” Pensò, pentendosi del suo gesto. “Posso dire sempre di no, dopo.”
Di
solito il tram di Glimmerpeak si muoveva lento e tranquillo mentre
attraversava la città, invece quel giorno era sorprendentemente veloce, forse
per il fatto che era quasi vuoto essendo un giorno festivo, o forse perché
voleva portare subito Bailey a destinazione. Effettivamente, non vedeva l’ora
di togliersi il pensiero dell’appuntamento.
Chissà
che tipo era la persona in cerca di un’assistente fotografico.
Quando
aveva risposto alla chiamata, aveva risposto un ragazzo dalla voce giovane e
affabile, il che la faceva ben sperare che fosse un tipo normale.
La
persona che doveva vedere si trovava in una zona molto lontana della città,
sarebbe dovuta scendere al capolinea del percorso e poi proseguire a piedi per
circa un quarto d’ora, forse venti minuti al massimo. Superata la solita
fermata a cui era abituata a scendere, Bailey aveva cominciato a prestare
attenzione al nome delle altre piattaforme di sosta e ai quartieri che stava
attraversando, così nuovi per lei che non c’era mai stata, nonostante vivesse a
Glimmerpeak da quasi dieci anni. Il tram sembrò ad un certo punto girare
intorno a sé stesso mentre scendeva lungo il pendio della città, come se
volesse girare intorno a tutta la montagna su cui si ergeva, e man mano che
andava sempre più giù il mare diventava sempre più vicino.
Arrivò
finalmente a destinazione: quartiere Little Drop.
Non
c’era mai stata da quelle parti, ci era sempre passata sopra ogni volta che
aveva preso un bus o l’automobile per attraversare il ponte che collegava i due
punti della città. Era un quartiere portuale, imbarcazioni di piccole
dimensioni attraccavano nel porticciolo di pietra che fungeva anche da
Lungomare, in bella mostra come una speciale collezione. Le navi di più grandi
dimensioni, invece; attraversavano il canale per immettersi nella grande insenatura
doveva si trovava il porto principale. Le case erano quasi tutte base e spesso
non superavano i tre piani rispetto a quelle del centro città, ma di certo
erano più belle e quasi tutte tendevano a caldi colori autunnali, così come gli
alberi pronti al cambio di stagione. Il ponte Dorso di Drago si stagliava
imponente all’orizzonte, con le macchine e i camion che lo attraversavano senza
un momento di paura.
“Bel
posticino, ci vivrei qui.” pensò Bailey, godendosi il nuovo
panorama.
Fece
affidamento alla mappa sul telefono per rintracciare l’indirizzo in cui si
trovava l’ufficio da raggiungere.
Dopo
tanto camminare per le vie alberate da cui piovevano foglie gialle e rosse,
arrivò finalmente davanti ad una palazzina a due piani rosso mattone e con
larghe finestre dalla cornice bianca. Analizzò i campanelli dei numeri civici
fino a quando non trovò quello corrispondente al nome della persona che stava
cercando.
<<
Zirko Grönsten – Fotografo. Dal nome deve essere un
nano. >>
Curiosa
come non mai, Bailey premette il citofono e dopo qualche minuto rispose una
voce maschile, la stessa che aveva sentito al telefono:
<<
Chi è? >>
<<
Ehm… sono Bailey Peintre, vengo per l’annuncio di assistente. Avevamo parlato
al telefono l’altro ieri… >>
<<
Ah, sì! Mi ricordo! Ti stavo aspettando. Sali pure, sono al primo piano.
>>
La
porta si aprì, ignorò l’ampio ingresso al piano terra da cui proveniva della
musica e salì la rampa di scale davanti a sé fino al primo piano, fermandosi
davanti alla porta che citava, di nuovo, il nome del fotografo.
“E
va bene, è il momento della verità. Ricorda: puoi sempre dire di no.”
La
porta era già aperta, la scostò leggermente.
La
prima cosa che le si presentò davanti fu la gigantografia di una sirena seduta
su uno scoglio, con lo sguardo sognante verso l’orizzonte, illuminato dal sole
del tramonto per metà già immerso nel mare. Fissò la foto rapita, ogni elemento
di quello scatto era perfetto… una vera e propria opera d’arte, se poteva osare
dirlo.
<<
Allora, così tu sei Bailey. Molto piacere. >>
La
ragazza si voltò e dovette alzare la testa molto in alto per riuscire ad
incrociare gli occhi di quel tale chiamato Zirko. Bailey si era sbagliata. Non
era un nano quello che pensava di incontrare, bensì un troll.
Nani
e Troll avevano in comune l’usanza di avere nomi basati su pietre o minerali,
motivo per cui Bailey aveva pensato che il fotografo fosse un Nano. Ma non
stava pensando a quello, in quel momento.
“Diamine!
Che figo pazzesco” fu il primo pensiero di Bailey, vedendo
Zirko.
Era
raro conoscere un Troll con un aspetto così attraente, almeno per i canoni
degli esseri umani.
Di
solito i tratti distintivi di un Troll erano i nasi voluminosi, la muscolatura
promittente e uno sguardo intenso che a volte induceva erroneamente al
minaccioso, nonché l’eccessiva peluria sul loro corpo. Quel tipo era, invece;
snello e atletico, con un bel volto affusolato con le guance ornate da
lentiggini scure e il naso alla francese, uno sguardo amichevole illuminato
dalle iridi color mostarda. Di primo acchito, poteva essere scambiato per un
normale essere umano – infatti sembrava più uno di loro che un troll – ma i
suoi tratti selvaggi erano da subito evidenti come la coda bella lunga, le
iridi feline, la pella grigia come pietra e le orecchie larghe e leggermente
appuntite. Era probabilmente un Changeling, non c’era alcun dubbio.
<<
Ben arrivata, io sono Zirko Grönsten. >>
<<
P-piacere, sono bella… cioè, sono Bailey. >> riuscì a dire la ragazza
dopo pochi minuti.
Si
era resa conto appena in tempo che lo stava fissando a bocca aperta come
un’idiota.
<<
Ti ringrazio per essere venuta, cominciavo a disperare che qualcuno rispondesse
all’annuncio. >> le rispose, porgendole la mano.
Bailey
la strinse ed ebbe un brivido: la pelle era dura e morbida allo stesso tempo.
Non
aveva idea a cosa paragonarlo, ma di certo era un tocco piacevole.
Lo
studio era piccolo e accogliente, sarebbe potuto passare per un piccolo
appartamento visto che era dotato di un piccolo cucinino in cui stava bollendo
una grossa caffettiera arancione. La saletta per accogliere gli ospiti era
luminosa grazie alla grande finestra che si affacciava sul porto, con un bel
divanetto bianco da un lato e un’ampia scrivania dall’altro, su cui stava un
largo computer in quel momento acceso sul desktop. Su ogni muro erano appese
delle foto, una più bella dell’altra. In una era ritratta una famiglia di
Pegaso che nuotava in un lago all’alba, in un’altra invece un cerbero – lupo
che camminava in un paesaggio innevato con lo sguardo rivolto verso un chissà
quale obiettivo. Tutti i soggetti erano principalmente animali, solo in un paio
erano ritratti individui come centauri e sirene.
Zirko
cominciò il colloquio chiedendo a Bailey le classiche domande su chi fosse,
cosa facesse nella vita e i suoi interessi. Zirko annuì, la guardava serio ma
senza metterla in soggezione, più che altro concentrato ad ascoltarla. Si
chiese se fosse un bene o un male.
Quando
le chiese in che modo avesse trovato la sua richiesta sull’app, rispose
onestamente:
<<
Beh, ammetto che è stato un caso. Ho pigiato il tasto di conferma senza
volerlo… >> disse, cercando di non sembrare stupida. << Su “Dungeon
Follower” ci sono più campagne esplorative, che di fotografie. Ammetto che non
pensavo che esistessero. >>
<<
Ci sono, anche se poche. È solo che all’algoritmo piace dare precedenza a
quell’altro genere. >>
<<
Ma quindi… come funziona? Cosa fa un’assistente fotografo? >>
<<
Ti spiego meglio. Come avevo accennato nell’annuncio, l’assistente di cui ho
bisogno non deve essere per forza un esperto in materia, ma che possa
principalmente aiutarmi con il trasporto del materiale, montaggio delle luci e
dei vari accessori. Cose molto semplici, insomma.
E
che sia silenzioso. Tu sei silenziosa, signorina Bailey? >>
<<
Sono un Halfling, siamo molto bravi in questo. E portare roba pesante non è un
problema, mi sono fatta i muscoli spostando i faldoni in ufficio. >>
Erano
risposte un po' esagerate quelle di Bailey, ma era dimostrando di essere sicura
di sé stessa che aveva trovato il suo attuale lavoro.
Il
brontolare della caffettiera interruppe per un momento la conversazione, il
tempo di riempire le tazze e sorseggiare la bevanda finché era calda. Lei aveva
già bevuto due cappuccini quel mattino, una terza tazza non era un problema.
<<
Mi sembri molto determinata, ma non basta solo quello in questo lavoro. Ci
tengo a precisare che la mansione si svolgerà fuori città, nella foresta di
White Warthog. >>
<<
È bello lontano, perché proprio lì? >>
Zirko
allargò le braccia teatralmente, indicando con la testa le varie foto appese.
<<
Sono un fotografo naturalista. Il mio lavoro consiste nell’andare in mezzo alla
natura e fotografarla, flora o fauna che sia. Queste che vedi sono tutte
“opere” mie. >>
Bailey
roteò la testa avanti e indietro, stupita che quei meravigliosi scatti fossero
stati fatti tutti da lui. Pensò che dovesse essere un lavoro impegnativo, se
aveva a che fare con gli animali, alcuni dei quali notoriamente pericolosi.
Proprio
allora le venne in mente una cosa:
<<
Credevo che si dovesse andare in un Dungeon. >>
<<
Si e no. A White Warthog si è creato un Dungeon temporaneo per un picco di
energia magico. I naturalisti dicono che durerà un paio di settimane, la
situazione perfetta per fotografare un soggetto speciale. >>
<<
Davvero? Di che si tratta? >>
Bailey
notò che le larghe orecchie del troll calarono leggermente all’ingiù e fece una
lieve smorfia imbarazzata. Strinse le mani e fece un profondo respiro.
<<
Prima di risponderti, devo farti una domanda delicata… che è legata al motivo
per cui voglio un’assistente donna… >>
Bailey
strinse la tazza del caffè, curiosa di sentire la ragione.
<<
Sei vergine? >>
Bailey
arrossì di colpo come un pomodoro. Che razza di domanda era?!
<<
È davvero necessario saperlo? >> chiese imbarazzata e offesa, alzandosi
dal divano.
<<
Unicorni! È questo motivo! >> si affrettò a spiegare il troll.
Prese
un giornale regionale che parlava dell’appena citata foresta e della possibile
presenza degli unicorni al suo interno. La ragazza aveva effettivamente sentito
qualcosa a riguardo, ma non credeva che si trattasse proprio di quelle pure
creature, visto che erano rare da avvistare e molto spesso venivano confuse con
dei pegasi. Zirko però era sicuro di trovarli e di poterli fotografare, il che
avrebbe rappresentato un ottimo scatto da aggiungere al suo portfolio.
<<
Visto che è risaputo che gli unicorni si avvicinano solo alle donne vergini…
questo è l’unico modo che mi viene in mente per riuscire ad incontrarli.
>>
<<
Sì, in questo modo l’annuncio ha molto più senso. Ma avresti dovuto
specificarlo, leggendolo suonava molto ambiguo. >>
<<
È vero, lo ammetto. Però avevo paura che così facendo avrebbe attirato
l’attenzione di altri esploratori come blogger, zoologi e cacciatori. Insomma,
troppa concorrenza. >>
<<
Non hai tutti i torti. Visto come stanno le cose però, 1000 auri sono pochi.
>>
<<
So che è poco come compenso, purtroppo per ora non posso permettermi spese
troppo alte, ho tagliato molte cose dal budget. Però ho assolutamente bisogno
di aiuto.
Se
non hai intenzione di accettare, capisco benissimo e non insisterò. Ti chiedo
solo di pensarci, almeno per un po'. >>
Non
era una proposta banale quella del troll.
Un
lavoro fuori città, in mezzo alla natura, in un Dungeon tra l’altro… era tanta
roba, a dimostrazione si trattava di una missione a tutti gli effetti.
Impegnativa, difficile e forse pericolosa. Non le piaceva dare subito risposte,
gli disse che ci avrebbe pensato e tornò a casa.
[1] Gioco di
parole tra “magico” e “Internet”
[2] Un
travel blogger è un influencer che condivide esperienze di viaggio online,
ovvero un esperto di viaggi
[3] un forum
è una piattaforma di discussione dove utenti possono conversare tramite
messaggi scritti di determinati argomenti. Differiscono dalle chat di gruppo
perché i messaggi sono tipicamente più lunghi.
Spesso all'interno dei forum, generalmente settoriali,
si sviluppa una comunità virtuale.
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